Notte strana quasi lugubre, senza luna, stelle, lucciole. Non era un grande incubo, perché 26 anni fa era pieno di astri. Nel 1998 un deca non bastava nemmeno per entrare in curva sud ad assistere a Cosenza-Lazio. Per l’appuntamento cult di intere generazioni di tifosi servivano almeno 15mila lire. Ed anche Cosenza era una città paranoica ed aveva le sue manie, con due discoteche e 106 farmacie. Quella sera qualcuno andò a dormire tardi: a spasso per i casali e sulle colline di Donnici, c’erano Max Pezzali e la nuova band degli 883 dopo l’addio di Mauro Repetto. Nessuno lo sapeva, o forse solo chi doveva saperlo.

Erano passati due mesi dallo storico concerto di San Siro dove 100mila persone avevano accompagnato l’esibizione estiva. Il tour “Gli Anni – La raccolta” sarebbe dovuto ripartire proprio dalla Calabria, dallo stadio San Vito, dalla tana dei Lupi. Perché questa storia mescola due passioni, quella per la musica e quella per il pallone, che poi nient’altro è che l’innesco della miccia. Una classica sliding door. Attori protagonisti due gemelli di Piane Crati, la loro amica Mariella e Stefano Borrelli che oggi fa il sindaco. Guest star a Cosenza Massimo Pezzali, più noto come Max degli 883.

Gli 883 a Cosenza e il concerto di Donnici di Max Pezzali

Avrebbero assassinato l’uomo ragno per la centomillesima volta il 26 settembre. Per quel sabato i biglietti erano già stati venduti, magari non tanti come per la partita di Coppa Italia (più di 24mila, record tutt’ora imbattuto del club), ma non c‘erano altri eventi in agenda. Per il weekend, insomma, era l’appuntamento clou. Saltò perché Giove Pluvio si mise di traverso e riversò in quei giorni acqua a più non posso tra fulmini e saette.

Suonare all’aperto proprio non si poteva e la data fu annullata. Poi semplicemente posticipata di qualche giorno, giusto il tempo di scendere a Catania e ripassare dalla Calabria. Fatto sta che, per un’intera settimana, le prove generali del tour degli 883 Max Pezzali le tenne al Palazzetto dello Sport di Donnici, frazione di Cosenza. Lo stesso Palasport che giovedì 1° ottobre 1998 accolse le loro note. E andò sold-out facendo overbooking.

L’incontro con Max Pezzali

La sera di Cosenza-Lazio i due gemelli di Piane Crati arrivarono allo stadio con passaggi di fortuna. A Max Pezzali, che tifa Inter, della partita non poteva importare di meno e proseguiva imperterrito nel ricercare il sound giusto. Finito il match, i due fratelli si posero il problema di come tornare a casa. Alzarono il pollice. Passarono dieci, venti, cento macchine. Una si fermò e li fece salire. Era trascorsa già da quaranta minuti la mezzanotte quando una telefonata fece sobbalzare dal letto i loro genitori e i gemelli, che avevano da poco messo fine ad una giornata lunghissima. Risposero, dall’altra parte della cornetta c’era Stefano Borrelli che 25 anni dopo sarebbe stato eletto sindaco. «Scendete subito al “Capriccio di donna” – disse loro – qui a Piane Crati ci sono gli 883 in pizzeria».

La loro passione per Max Pezzali era nota a tutti e, stanchi morti, pensarono ad uno scherzo tornando a dormire. Ma il telefono squillò di nuovo tra le rimostranze di mamma e papà. Di Mariella si fidavano e se li aveva richiamati lei, non restava che da fare una sola cosa: rivestirsi e correre fuori dal ristorante. La porta d’ingresso era blindata, la voce si era sparsa e nel piazzale si erano radunati un centinaio di fan.

Un’occasione del genere, però, non potevano lasciarsela sfuggire, perfino a costo di entrare da una finestra o di scendere giù dal camino come Babbo Natale. Sgattaiolarono dentro e attesero la fine della cena. Alle 2 di notte fecero firmare autografi a Max Pezzali su tutto ciò che avevano dietro. Gli sfuggì un dettaglio: «Sono qui da lunedì per le prove del tour, le sto facendo al palazzetto». Una frase gettata lì, innocua. Un segreto svelato che innescò un unico pensiero: eludere la sicurezza e non perdersi un secondo.

L’arrivo di Claudio Cecchetto

Non ci fu bisogno di sotterfugi perché il caso volle che durante le prove si presentò la necessità di reperire materiale di cancelleria. E chi aveva una cartoleria in paese? I genitori dei gemelli, of course. Svaligiarono gli scaffali e si presentarono al cancello del Palasport. «E’ tutto gratis, ma vogliamo assistere». Giù risate, poi l’ok con una pacca sulle spalle. Max Pezzali li riconobbe subito, anche perché solo qualche ora prima lo avevano braccato come Chiellini e Barzagli con Messi. «Wè gemelli, che ci fate qui?» esclamò. Ed arrivò il pass con cui ogni mattina si accomodavano sugli spalti. L’ultimo giorno, quello in cui si sarebbe dovuto tenere il concerto al San Vito, trovarono Claudio Cecchetto ad assistere alle prove generali. E notarono un particolare: nemmeno un cavo fuori posto. Testa bassa e pedalare: era arrivato il capo.

Il concerto del 1° ottobre andò alla grande ed entusiasmò quanti, stipati come sardine, si abbracciarono intonando “Come mai” e le altre hit del momento. Due anni dopo Max Pezzali tornò in Calabria per suonare a Rossano. La sera prima regalò scatti e autografi nel centro storico di Cosenza, al Beat. Era in compagnia di Sirya. I gemelli, che intanto avevano stretto amicizia col tecnico delle luci, tale “Deutsch”, ricevettero la soffiata. Telefonata e appuntamento per il giorno dopo sotto al palco. «Wè gemelli, come state» e via con le solite notti nel Bronx. Per poi ritrovare la rotta per casa di Dio.