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Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri questa mattina è stato ospite di “Agorà“, trasmissione di attualità in onda su RaiTre. Il magistrato reggino nelle ultime settimane ha portato a termine importanti indagini antimafia contro la ‘ndrangheta ed altre sarebbero in procinto di essere chiuse. Gratteri ha parlato del fenomeno mafioso ormai esteso in tutto il mondo e in particolare in Europa. «La ‘ndrangheta – dice il procuratore capo di Catanzaro – è radicata in tutto il mondo. Non è una mafia stracciona, fatta di pastori ma è tutt’altro».
Gratteri: «Dalla Svizzera per parlare con me»
Nel corso dell’ultima conferenza stampa, Gratteri ha rimarcato il fatto che davanti alla sua porta ci sono ogni giorno tante persone che vogliono parlare con lui. «Dico a tutti di rimanere in Calabria perché stiamo cambiando la nostra regione e vogliamo creare una nuova primavera». Il capo antimafia del distretto giudiziario di Catanzaro si riferisce alle persone che lo circondano quotidianamente: «Mi rivolgo al mio staff e al mio ufficio. Abbiamo un progetto con tutte le forze di polizia e le centinaia di calabresi che fanno la fila dietro al mio ufficio per fare denunce. Viene gente anche dalla Svizzera per parlare con me e fatico a convincerli che non è di mia competenza. Il calabrese non è omertoso, il calabrese non si fida».
Riforma della prescrizione, Gratteri è favorevole
La giornalista di “Agorà” torna sull’argomento politico, quando l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano disse no alla sua nomina a ministro della Giustizia. «Mi hanno chiesto tantissime volte di entrare in politica, ma non c’è bisogno di avere incarichi perché sul mio cellulare chiamano i parlamentari di tutto l’arco costituzionale ma alla fine sulle riforme nessuno mi sta a sentire. Io sono felice di fare il procuratore della Repubblica di Catanzaro e amo in modo viscerale il mio lavoro, mentre continuo a fare consulenze gratuite ai politici». Infine, si dice favorevole alla riforma della prescrizione «perché costringerà i politici a fare mille altre riforme sulla giustizia».