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di Chiara Penna*
ll presunto assassino di Sharon Verzeni, l’avrebbe accoltellata ed uccisa senza motivo. A distanza di un mese sappiamo che c’è un indagato per l’omicidio della donna di 33 anni, avvenuto tra il 29 e il 30 luglio a Terno d’Isola in provincia di Bergamo: un uomo di 31 anni Moussa Sangare che avrebbe confessato di aver avvertito l’impulso di accoltellare, il bisogno di compiere questo gesto e di aver colpito la donna che ha avuto la sfortuna di passare di lì, ma solo dopo aver minacciato altri due ragazzini.
L’ipotesi meno accreditata del soggetto con problemi psichici che uccide a caso la persona che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato sembra essere, dunque, allo stato l’unica possibile. Fermo restando il fatto che le confessioni non sono una prova e che hanno bisogno di riscontri oggettivi esterni e non circolari, tralasciamo al momento qualunque considerazione polemica sul fatto che un soggetto presumibilmente con problemi psichiatrici e con denunce per maltrattamenti non fosse segnalato alle autorità competenti e ci sia voluto un mese per individuarlo (stiamo parlando di un piccolo centro).
Sorvoliamo anche sul fatto che tale soggetto fosse dall’inizio visibile nei video e che si è cercata l’arma in tombini e torrenti, trascorso un notevole lasso di tempo. Soffermiamoci invece sull’unico dato che merita un approfondimento: come sia possibile sferrare 4 coltellate senza un motivo o un “legame” di qualunque genere con una vittima sconosciuta. È assolutamente possibile, anche se poco frequente, quando ci si trova di fronte ad un “assassino compulsivo”, quale sembra essere almeno potenzialmente l’odierno indagato.
Potenzialmente, perché fortunatamente ha ucciso una sola persona, anche se pare ne abbia minacciate due incontrate prima ed avesse a casa una sagoma per lanciare coltelli, perché la tipologia di assassino che più gli si avvicina è, infatti, quella dello spree killer, chiamato negli Stati Uniti anche rampage killer, e dunque assassino compulsivo che però uccide, appunto, più di una vittima, di solito almeno due. La caratteristica tipica dello spree killer è, infatti, la mancanza di un movente specifico ed il colpire soggetti a caso in luoghi differenti, tuttavia in un periodo di tempo molto breve, a differenza del mass murder che uccide più soggetti in un unico contesto spazio- temporale.
Nello spree killer, manca anche un “periodo di riflessione” tra un omicidio e l’altro, non c’è alcun ravvedimento emotivo e neanche il periodo di “raffreddamento” che caratterizza invece un’altra tipologia di assassino, ossia il serial killer che, di solito, lascia passare del tempo tra un omicidio e l’altro. In questo caso, dunque, può darsi che i due ragazzi incontrati prima si siano salvati per circostanze da chiarire. Altra differenza da rilevare è che mentre lo spree killer non ha alcun interesse a nascondere le prove della sua colpevolezza, in questo caso l’uomo si sarebbe dato alla fuga, nascondendo poi vestiti ed armi e stando molto attento (a meno che non si sia trattato di fortuna) a non essere ripreso dalle telecamere.
Sarà quindi fondamentale attendere gli sviluppi non solo per capire la personalità del soggetto (che resta un presunto innocente fino a sentenza definitiva) ma per sapere quale sarebbe stato il detonatore che ha fatto scattare l’azione nei confronti di Sharon Verzeni, perché il raptus non esiste e se davvero ha ucciso senza una ragione specifica. I punti da chiarire, in sostanza, sono ancora molti.
*avvocato e criminologa