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di Pierpaolo Iantorno*
Con riferimento all’articolo-intervista del docente UniCal Walter Nocito pubblicato sul vostro giornale in data ieri, occorre fare una doverosa precisazione affinché l’informazione sia correttamente riportata all’opinione pubblica. In ogni fusione il nuovo soggetto subentra nei rapporti giuridici, attivi e passivi, dei partecipanti, assumendo diritti e obblighi degli stessi e proseguendo in tutti gli atti anteriori alla fusione. Nel primo bilancio successivo alla fusione le attività e le passività in capo ai partecipanti vengono iscritte ai valori risultanti dalle scritture contabili alla data di efficacia della fusione medesima. Il dissesto di Cosenza, peraltro in scadenza naturale al 31/12/2024, rientra a pieno titolo nella fusione e produce i suoi effetti al pari di ogni altro rapporto giuridico.
Pertanto, per verità oggettiva, tecnica, contabile e giuridica, sono assolutamente errate e fuorvianti le seguenti affermazioni espresse dal docente e da voi così rese: “i debiti di Cosenza non andranno nel bilancio del nuovo ente”, “(?) … è una gestione separata che non andrà ad influire sul bilancio del nuovo ente perché è nuovo”, “il dissesto … c’è un organismo di liquidazione straordinario cooperato …”, “i rapporti finanziari di debito sono a gestione separata” il che non significa che ricadranno sui cittadini della città unica. È vero esattamente il contrario.
Tanto per stare alla realtà degli atti è necessario porre alcune questioni numeriche in euro. I 148 milioni di nuovi debiti emersi a soli due anni dal dissesto chi li ripiana? Ed i 32 milioni di fondi vincolati utilizzati per cassa che non sono nel dissesto? Ed i 20 milioni di contenzioso Sorical in pendenza di giudizio chi se li carica? Ed il disavanzo extra dissesto di due anni fa per 40 milioni dove lo si mette? I mutui per 70 milioni accesi per incapienza delle attività rispetto alla massa passiva chi li ripaga? Ad abundantiam, l’OSL restituirà a brevissimo termine tutti i debiti da dissesto per cui i creditori non hanno accettato l’offerta di liquidazione transattiva, i quali finiranno in un fondo coperto al 50% con attività e mutui.
Le fonti a copertura di tutta questa montagna di debiti sono e saranno sempre a carico del nuovo comune e, quindi, dei cittadini anche di Rende e Castrolibero. Altra considerazione rispetto a Cosenza vale in prospettiva per la sola tassazione locale di Rende, oggi al livello massimo delle aliquote ma con termine della procedura di predissesto già decorso al 31/12/2022, mentre l’ammortamento del fondo di rotazione a finanziamento della medesima procedura scadrà il 21/12/2026. Salvo stravolgimenti, non noti, Rende è di fatto fuori dal predissesto, avendo peraltro superato il monitoraggio sugli obiettivi intermedi con delibera della Corte dei Conti dell’8/1/2020.
Nulla di più sui contributi statali alle fusioni mai superiori ai 2 milioni di euro negli ultimi cinque anni, ferma ovviamente la disponibilità del bilancio statale. In conclusione. I politici mentono sapendo di mentire per volere e dovere, qualcuno particolarmente attivo verso la fusione per conoscenza e competenza diretta. Gli accademici devono dire la verità tecnica e giuridica senza cedere a slanci ambiziosi di natura diversa.
*Pierpaolo Iantono, già direttore di banca e assessore alle Finanze di Rende