«È possibile far funzionare un’azienda con l’80 % di dipendenti in meno? Questa è la domanda che ognuno di noi dovrebbe porsi guardando alla drammatica situazione dell’organico del Comune di Cosenza». È quanto dichiara, in una nota, il segretario della Uil Cosenza Paolo Cretella.

«Che i Comuni – prosegue – soffrissero, insieme a gran parte della pubblica amministrazione, per la carenza di personale, è un dato di fatto oramai largamente acclarato, ma quello che sta accadendo alla pianta organica del comune capoluogo di provincia ha dei risvolti che possiamo definire assolutamente preoccupanti. Il combinato disposto del dissesto finanziario, abbinato a condizioni di uscita dal mondo del lavoro più allettanti, ha fatto sì che in questi anni, i dipendenti in servizio a Palazzo dei Bruzi, si riducessero in maniera inesorabile, senza possibilità di rimpiazzo, con importanti ripercussioni sui servizi o sulla qualità di questi ultimi».

«Come sindacato – sottolinea Cretella – non possiamo rimanere indifferenti al grido d’allarme lanciato dal primo cittadino in questi giorni circa la necessità di un’immediata inversione di tendenza, servono risposte concrete, a meno che non si voglia aspettare il realizzarsi della celebre frase cinematografica “ne rimarrà soltanto uno” prima di prendere provvedimenti. Non possiamo rimanere indifferenti, soprattutto, perché non sarà sfuggito a nessuno, come in questi ultimi anni si stia vivendo un rinnovato protagonismo dei comuni nella realizzazione di una parte importante della spesa pubblica legata ai fondi di coesione ed al piano nazionale di ripresa e resilienza».

«E allora – dice ancora il segretario della Uil – cosa fare? Farsi guidare dalla logica è sempre la soluzione migliore. Un ente con criticità finanziarie, ha immani difficoltà a sostituire il personale in quiescenza, di conseguenza eroga minori servizi o servizi di scarsa qualità, ne consegue che i cittadini di quei comuni, siano meno disposti a pagare le tasse per servizi che non ricevono. Si innesca così una spirale pericolosa che contribuisce a ridurre la capacità di riscossione, al sud già fortemente condizionata da una strutturale precarietà socio-economica, che impedisce il riequilibrio delle finanze dell’ente e di conseguenza quelle assunzioni indispensabili per erogare i tanto agognati servizi».

«È lampante quindi – aggiunge Cretella – che bisogna affrontare il problema con un approccio nuovo. Pensando per esempio ad un “patto” tra lo Stato e i Comuni che permetta un rapido ed efficace turnover, subordinato magari, al conseguimento di specifici traguardi/obiettivi da parte di quei comuni che hanno davvero voglia di cambiare passo cimentandosi con le sfide della semplificazione e le opportunità offerte dalle tecnologie digitali».

«Relativamente al caso del Comune capoluogo di provincia – afferma il sindacalista –, c’è la necessità di fare subito qualcosa, e per come stanno le cose, è evidente che le soluzioni, in questa fase, passino esclusivamente dai tavoli romani, a cui già il primo cittadino nei mesi scorsi si è rivolto per valutare i margini di manovra per poter far fronte alla carenza di personale. Quindi è necessario che la deputazione cosentina, su questo aspetto un po’ distratta, faccia quadrato a sostegno dell’amministrazione, adoperandosi affinché possano realizzarsi le condizioni per evitare quella condizione di collasso largamente annunciato dai nuovi pensionamenti di fine 2023».

«Bisogna essere consapevoli – continua – che lo sviluppo dei nostri territori passa in larga parte da un’amministrazione forte e capace di offrire risposte in tempi rapidi, sia nell’erogazioni dei servizi ordinari, e sia nell’importante sfida che riguarda la realizzazione dell’ambizioso Pnrr. Il caso Cosenza è uno dei tanti esempi in Calabria e nel mezzogiorno d’Italia. I comuni soffrono tutti per la carenza di personale, una carenza tra l’altro asimmetrica, che ha colpito maggiormente le amministrazioni del centro-sud con gettito fiscale più basso, una carenza che restituisce un’amministrazione troppo debole per realizzare quel rilancio del mezzogiorno da cui passa il rilancio dell’intero Paese».

«Allora – conclude – lo Stato deve avere coraggio, occorre una forte azione di sostegno; mettere in campo un piano pluriennale di assunzioni a tempo indeterminato, per tamponare i pensionamenti ed i fabbisogni di personale necessari per garantire la piena realizzazione del Pnrr e garantire servizi di qualità ai cittadini. Accanto a questo, è necessario e non più rinviabile, operare una riflessione sull’attrattività del settore pubblico, in senso di condizioni lavorative e retributive. In particolare, sarà fondamentale intervenire affinché le competenze più giovani che entrano nell’amministrazione siano adeguatamente valorizzate, attuando le giuste comparazioni con il settore privato».