Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Un milione e mezzo di euro sequestrati, cinque richieste di arresti domiciliari, una dozzina di calciatori di Serie A indagati dalla Procura di Milano: è questo il bilancio della maxi inchiesta che da mesi scuote il mondo del calcio italiano. Non si tratta di partite truccate né di calciatori venduti al miglior offerente: le indagini rivelano invece un circuito di scommesse clandestine che coinvolge atleti professionisti, presunti gestori di piattaforme illegali e persino i titolari di una gioielleria milanese, divenuta centro nevralgico per il riciclaggio dei proventi.
Secondo gli inquirenti, la trappola era semplice e raffinata. I calciatori ricevevano credito per scommettere sulle piattaforme illegali. Una volta contratti debiti troppo alti, venivano indirizzati verso una gioielleria in apparenza insospettabile, la “Elysium Group Srl”. Qui simulavano l’acquisto di costosi orologi di lusso. Pagavano con bonifici regolarmente tracciati e ricevevano in cambio solo la fattura, ma non il bene. L’orologio restava nella disponibilità del negozio, mentre il pagamento serviva a occultare il flusso di denaro generato dal gioco illecito.
L’origine dell’inchiesta: Tonali e Fagioli
L’inchiesta ha preso piede nell’ottobre 2023, con il sequestro dei telefoni cellulari dei centrocampisti Sandro Tonali (ex Milan, oggi al Newcastle) e Nicolò Fagioli (allora alla Juventus, oggi alla Fiorentina). Proprio da quei dispositivi è emerso un quadro inquietante: chat, conti di gioco, contatti con gestori di piattaforme clandestine e anche conversazioni con altri calciatori.
Tonali e Fagioli, già sanzionati dalla giustizia sportiva con squalifiche e multe, sono ora indagati anche in sede penale. La contestazione, in base alla legge 401 del 1989, riguarda la partecipazione a giochi non autorizzati e l’eventuale promozione delle piattaforme illegali presso altri colleghi.
Le piattaforme sotto accusa – Betsport22.com, Swapbet365.eu, Vipsport360.com e Texinho.com – sarebbero state gestite da Tommaso De Giacomo e Patrick Frizzera. Secondo gli inquirenti, De Giacomo operava da una sala scommesse Snai (non coinvolta nei fatti), mentre Frizzera garantiva l’efficienza tecnica dei siti. Al loro fianco, l’arbitro di Serie D Pietro Marinoni, amico della sorella di Tonali, avrebbe facilitato l’accesso di nuovi giocatori alle piattaforme.
La banca occulta: la gioielleria Elysium
Fulcro del sistema di riciclaggio sarebbe stata la Elysium Group Srl, una gioielleria che ha operato tra Foro Bonaparte, via Pergolesi e viale Marche a Milano. Il sequestro da un milione e mezzo di euro disposto dalla giudice per le indagini preliminari Lidia Castellucci colpisce proprio questa società.
I tre amministratori della Elysium – Antonio Scinocca (socio di maggioranza), Antonio Parise (socio di minoranza e amministratore) e Andrea Piccini (ex socio, oggi dipendente) – sono stati raggiunti da una richiesta di arresti domiciliari per il reato di riciclaggio. La loro posizione sarà valutata nei prossimi giorni attraverso un “interrogatorio preventivo”, come previsto dalla nuova legge Nordio.
Anche De Giacomo e Frizzera, i presunti gestori delle piattaforme, sono destinatari della richiesta di arresto per esercizio abusivo dell’attività di scommesse, reato punibile con pene da tre a sei anni.
Scommesse come passatempo nei ritiri
L’aspetto forse più sorprendente emerso dalle indagini è il movente: non l’avidità, ma la noia. Alcuni calciatori avrebbero raccontato agli inquirenti di aver iniziato a scommettere per riempire il tempo nei ritiri, sia con le proprie squadre di club sia con la Nazionale. Un’abitudine che, col tempo, si è trasformata in dipendenza e ha aperto le porte a un sistema ben più oscuro e illecito.
Anche se i reati ipotizzati non riguardano la combine delle partite, la situazione rischia di avere conseguenze gravi, non solo penali ma anche sportive. Infatti, il coinvolgimento in scommesse illegali può attivare la giustizia sportiva, con il rischio di nuove squalifiche e inchieste da parte della Procura della FIGC.
Una ventina di calciatori indagati
Oltre a Tonali e Fagioli, una ventina di calciatori è finita nel registro degli indagati. Tra questi, molti nomi noti: Alessandro Florenzi (Milan), Nicolò Zaniolo (Fiorentina, all’epoca dei fatti alla Roma), Mattia Perin e Weston McKennie (Juventus), Leandro Paredes e Angel Di Maria (ex Juventus, oggi rispettivamente Roma e Benfica), Raoul Bellanova (Atalanta, ex Inter e Torino), Samuele Ricci (Torino, all’epoca all’Empoli), Cristian Buonaiuto (Padova, ex Cremonese), Matteo Cancellieri (Parma, ex Lazio e Empoli), Junior Firpo (Leeds United) e perfino il tennista Matteo Gigante.
La maggior parte di loro è indagata per aver partecipato a giochi non autorizzati – in particolare partite di poker online su piattaforme illegali, spesso in “stanze chiuse” protette da password e riservate a un numero selezionato di partecipanti.
Il peso delle chat
Molte delle accuse si basano sul contenuto delle chat estratte dai telefoni sequestrati. In particolare, gli inquirenti attribuiscono a Tonali un atteggiamento più collaborativo e trasparente, mentre Fagioli sarebbe risultato più reticente, negando di aver mai promosso i siti o reclutato altri calciatori. Una versione che, secondo gli investigatori, non regge di fronte ai messaggi e ai contatti trovati nei dispositivi.
Gli inquirenti ritengono che alcuni calciatori, oltre a giocare, abbiano ricevuto “premi” in forma di bonus sui propri conti o sconti sui debiti contratti, in cambio dell’apertura di conti per altri o del passaparola nel mondo del calcio.
Conseguenze penali e disciplinari
Sul piano penale, la posizione dei calciatori non è gravissima: per la contravvenzione prevista dalla legge 401/1989 è possibile estinguere il reato pagando una somma di circa 250 euro (metà della massima ammenda). Tuttavia, sul fronte disciplinare, la questione è più seria: la giustizia sportiva potrebbe decidere per nuove sanzioni, specie se emergeranno tentativi di coinvolgere altri atleti o se si confermeranno i meccanismi di pagamento occulti.
La FIGC attende ora l’esito delle valutazioni della Procura per decidere se aprire nuovi procedimenti.
Un danno d’immagine per il calcio
Al di là degli aspetti penali e disciplinari, l’intera vicenda rappresenta un danno enorme per l’immagine del calcio italiano. In un’epoca in cui si chiede agli atleti di essere modelli positivi, il coinvolgimento in una rete di scommesse illegali mina la credibilità del sistema sportivo e l’affidabilità dei suoi protagonisti.
Il calcio, ancora una volta, si trova a dover fare i conti con un lato oscuro che va ben oltre il campo da gioco.