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Un viaggio della speranza che si è trasformato in un incubo senza risveglio. È la tragica storia della famiglia Acristini, che dopo la morte improvvisa del 56enne Vladimir Acristini, moldavo residente a Torino, ha affrontato un’odissea burocratica e umana per riportare il corpo del proprio caro in patria. Ma al termine del viaggio li attendeva una scoperta agghiacciante: il corpo del loro padre non esisteva più, cremato per errore da un’altra famiglia.
Il dolore della perdita, poi l’orrore
Era morto nel sonno, Vladimir. Una scomparsa improvvisa, senza preavvisi né sintomi gravi. Inizia così il doloroso iter che molte famiglie straniere conoscono bene: raccogliere i fondi, organizzare il trasferimento della salma, preparare una cerimonia d’addio nel proprio Paese. Ottomila euro: questa la cifra raccolta dai figli per riportare il padre in Moldavia, dove lo attendevano parenti, amici e una comunità pronta a salutarlo per l’ultima volta.
Ma quel momento non sarebbe mai arrivato.
Uno scambio irreversibile
Il corpo di Vladimir era stato portato all’obitorio di via Bertani, a Torino, per l’autopsia. Fino a quel punto, tutto era proceduto secondo le regole. Ma al momento dell’ultimo saluto, qualcosa non tornava. Gli addetti hanno chiamato i familiari da parte. “Ci dispiace, è successo un errore”. Le parole sono suonate surreali.
Il corpo di Vladimir era stato scambiato con quello di un altro uomo. Un errore di identificazione. Una bara invertita. Ma soprattutto: una cremazione già avvenuta, irreversibile. Nemmeno le ceneri erano più disponibili: l’altra famiglia, ignara, le aveva già disperse, come da volontà del proprio caro.
La rabbia e le domande senza risposta
“All’inizio pensavamo a uno scherzo di cattivo gusto”, ha raccontato la nipote dell’uomo a Torino Cronaca. “Ma poi abbiamo capito che la realtà superava l’incredibile: mio zio era stato confuso con un altro, cremato senza il nostro consenso, senza che potessimo vederlo un’ultima volta”.
I familiari si interrogano: come è stato possibile un errore del genere? I corpi vengono registrati, etichettati, conservati con protocolli rigidi. “Come si può confondere una salma? Come ha fatto l’altra famiglia a non notare nulla?”. Le domande sono rimaste, finora, senza una risposta convincente.
Nessun dolo, ma un errore colossale
La magistratura ha aperto un’indagine, ma non ha ravvisato dolo: si è trattato, secondo i giudici, di un errore umano, gravissimo ma non intenzionale. Le due addette all’obitorio coinvolte nel caso sono state sanzionate amministrativamente, ma non perseguite penalmente.
Per la famiglia di Vladimir, però, questo non basta.
Danno morale, economico, culturale
Il funerale non si è mai tenuto. Il corpo non è mai tornato a casa. I soldi spesi sono andati perduti. Il dolore non ha avuto un rito per essere elaborato. “Abbiamo perso nostro padre due volte”, dicono i figli. Una morte biologica e una sottrazione simbolica, rituale, che ha privato l’intera comunità del lutto.
Ora la famiglia ha deciso di intentare una causa civile: chiedono il rimborso delle spese sostenute per un funerale mai avvenuto e un risarcimento per il danno morale subito.
E fanno appello affinché nessun altro debba vivere un trauma simile.