Mentre l’Ue stringe sulla direttiva sul salario minimo, in Italia s’infiamma il dibattito fuori e dentro la maggioranza. Il salario minimo in Italia? “Ci sono dei lavoratori poveri che hanno paghe da fame lo stiamo dicendo da parecchio e come M5S siamo più determinati che mai ad approvare il salario minimo. In Europa lo stanno facendo, c’è una direttiva in arrivo e alcuni Paesi già lo hanno. Introdurlo anche in Italia è necessario e doveroso”. Così il leader del M5S Giuseppe Conte, a Palermo per la due giorni a sostegno della campagna del candidato a sindaco del centrosinistra Franco Miceli. Alla domanda se questo governo riuscirà ad approvare il provvedimento, Conte ha risposto: “Stiamo lavorando a tempo pieno in Commissione al Senato, il nostro progetto di legge sta andando avanti e siamo disposti a lavorare notte e giorno per approvarlo. Vogliamo farlo subito”.

“In un Paese con una povertà dilagante si pensa di rimuovere la misura del reddito di cittadinanza che è di sostegno alla povertà e peraltro orientata a favorire un incontro con l’occupazione. Dobbiamo mantenerla, dobbiamo presidiarla. Io trovo indegno che una certa politica, non tutta, concentri gli sforzi per rimuovere questa misura che è assolutamente necessaria. Anzi dobbiamo lavorare per allargare il fronte e introdurre anche il salario minimo”, ha aggiunto il leader M5S.

Salario minimo, come funziona

Salario minimo, dibattito aperto in Italia con la misura diventata cavallo di battaglia del M5S e del suo leader, Giuseppe Conte, che ancora oggi ne è tornato a parlare definendola “doverosa e necessaria” per il Paese. Ma cos’è e come funziona?

Il salario minimo è, come da nome, una retribuzione minima totale tutelata dalla legge, che fisserebbe così una soglia base di stipendio con un importo sotto il quale i datori di lavoro non potrebbero retribuire il lavoratore. Al momento, tuttavia, all’interno dell’Unione Europea non esiste una legislazione uniforme in materia. Sono 21 gli Stati su 27 che però hanno varato leggi sul tema, mentre i restanti 6 paesi (Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Italia e Svezia) affidano l’individuazione della paga base ai vari contratti collettivi delle diverse categorie.

Per quanto riguarda l’Italia in particolare, il salario minimo è tornato sotto i riflettori della Commissione Lavoro del Senato il 10 maggio scorso. Dopo mesi di stand by è infatti ripreso l’iter parlamentare del ddl, a firma dell”ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, testo base al centro della discussione per il riconoscimento, nei contratti, di una retribuzione complessiva non inferiore a 9 euro l’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali. Un tema, questo, spinto in avanti, oltre che dal pressing dei 5 Stelle, anche dal dibattito politico ed economico sulla necessità di più salario in busta paga per consentire ai lavoratori di far fronte ad un aumento del costo della vita legato ad un’inflazione in forte crescita.

fonte: Adnkronos