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Lunedì 21 aprile 2025, il cardinale Kevin Farrell, camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha annunciato ufficialmente la morte di Papa Francesco, spentosi all’età di 88 anni presso la Domus Sanctae Marthae in Vaticano. La notizia, che ha scosso profondamente la comunità cattolica mondiale, ha riacceso anche antiche leggende e profezie, in particolare quella nota come Profezia dei Papi, attribuita a San Malachia.
Un pontificato lungo dodici anni
Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è stato il primo pontefice latinoamericano nella storia della Chiesa cattolica. Nato a Buenos Aires, ha assunto il ruolo di papa il 13 marzo 2013, succedendo a Benedetto XVI, il primo papa emerito dell’era moderna. Il suo pontificato ha attraversato momenti storici cruciali: dalla riforma della Curia alla lotta contro gli abusi nella Chiesa, dall’impegno per l’ambiente all’apertura verso le periferie esistenziali del mondo contemporaneo.
Nonostante le critiche da parte delle frange più conservatrici, Papa Francesco ha incarnato una figura di rottura e dialogo, vicino ai poveri e ai dimenticati. È stato spesso definito “il Papa del popolo”, ma anche un riformatore che ha incontrato molte resistenze.
La fine del lutto e l’inizio del conclave
Il 4 maggio si è concluso il periodo ufficiale di lutto. Il Vaticano ha celebrato solenni liturgie in memoria del pontefice. A partire da mercoledì 7 maggio, si aprirà nella Cappella Sistina il conclave, durante il quale i cardinali elettori, provenienti da tutto il mondo, sceglieranno il prossimo papa.
Il clima che accompagna questo conclave è carico di attesa e riflessione, ma anche di simbolismi. In particolare, ha ripreso forza il misterioso testo della Profezia dei Papi, attribuito al mistico irlandese San Malachia.
La leggenda della Profezia dei Papi
La Profezia dei Papi è un documento criptico, composto da 112 brevi motti in latino, ciascuno dei quali dovrebbe corrispondere a un pontefice, da Celestino II (1143) fino, secondo alcuni, a Papa Francesco. La profezia fu pubblicata nel 1595 da Arnold de Wyon, monaco benedettino, e attribuita a San Malachia, vissuto nel XII secolo. Tuttavia, numerosi storici e studiosi concordano nel ritenere che si tratti di un falso.
Nonostante i dubbi sulla sua autenticità, la profezia continua a esercitare fascino e inquietudine, soprattutto per l’ultima, oscura previsione.
“Pietro il Romano” e il Giudizio
Secondo la Profezia, Papa Francesco sarebbe l’ultimo della lista. L’ultimo motto, non numerato, parla infatti di un tale “Petrus Romanus” (Pietro il Romano) che guiderà la Chiesa in un periodo di terribili tribolazioni, concludendosi con la distruzione della “città dai sette colli” – chiaramente Roma – e l’arrivo del “terribile Giudice”.
“Nella persecuzione finale della Santa Romana Chiesa, regnerà Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge in mezzo a molte tribolazioni, dopo di che la città dai sette colli sarà distrutta e il terribile Giudice giudicherà il popolo. Fine.”
Il tono apocalittico ha alimentato teorie cospirazioniste, secondo cui il prossimo papa potrebbe essere l’ultimo prima della fine del mondo, o che non ci sarà affatto un successore legittimo.
Una profezia smentita dagli storici
Padre James Weiss, docente di storia della Chiesa presso il Boston College, ha dichiarato a USA Today che la Profezia di San Malachia è «un falso storico». Weiss spiega che i motti risultano accurati fino al 1590, dopo di che diventano sempre più vaghi e forzati, suggerendo che siano stati scritti a posteriori per legittimare l’elezione di un determinato papa.
«La maggior parte degli esempi che descrivono i presunti papi dopo il 1590 sono inconsistenti – ha spiegato Weiss – alcuni sono più forzati di altri.»
Secondo il professore, l’interpretazione del passo finale come annuncio della fine del mondo potrebbe essere errata. Il “Giudice” potrebbe essere una metafora politica o morale, e la distruzione di Roma una visione simbolica.
Il conteggio e il ruolo degli antipapi
Papa Francesco è il 266° pontefice ufficiale della Chiesa cattolica. Tuttavia, nella lista di San Malachia, è considerato il 112°. Questo perché il conteggio include anche alcuni antipapi – figure storiche che si dichiararono papi in epoche di scisma o contestazione ecclesiastica, ma non riconosciute come legittime dalla Chiesa.
Questa discrepanza contribuisce alla confusione attorno alla profezia, rendendone l’interpretazione ambigua e soggetta a manipolazioni.
Un conclave decisivo per la Chiesa
Nonostante i misticismi, la realtà concreta della Chiesa prosegue. Il conclave si aprirà regolarmente nella Cappella Sistina. I cardinali, chiusi dentro fino all’elezione, dovranno scegliere il successore di Francesco, in un momento di grande trasformazione per la Chiesa, ma anche di crisi interna e sfide esterne.
Tra i nomi più quotati:
- Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, uomo di grande esperienza diplomatica.
- Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, vicino alla sensibilità dell’Europa orientale.
- Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, voce attenta ai temi del Mediterraneo e dell’accoglienza.
- Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, simbolo della cristianità in Terra Santa.
Il significato di un nome
Un dettaglio curioso alimenta ulteriormente le suggestioni: se uno dei candidati scegliesse il nome “Pietro II”, molti lo assocerebbero direttamente al “Pietro il Romano” della profezia. È noto che nessun papa, dopo San Pietro, abbia mai voluto assumere quel nome, per rispetto e per timore.
Sebbene il nome del futuro papa sia noto solo dopo l’elezione, un’eventuale scelta in tal senso potrebbe scatenare reazioni apocalittiche da parte dei credenti più inclini a interpretazioni profetiche.
Una Chiesa tra fede e futuro
La morte di Papa Francesco segna la fine di un’epoca, ma non della Chiesa. Al contrario, si apre una nuova fase, forse più complessa, in cui il prossimo pontefice dovrà affrontare:
- La crisi delle vocazioni in Europa.
- Il calo della credibilità dell’istituzione.
- Le divisioni interne tra conservatori e progressisti.
- Le questioni sociali, ecologiche e geopolitiche.
La sfida sarà quella di coniugare tradizione e rinnovamento, mantenere la comunione ecclesiale e rispondere alle esigenze spirituali di un mondo in cambiamento.