Nuovi sviluppi sulla morte di Francesca Russo, l’estetista 26enne deceduta lo scorso 19 maggio in circostanze ancora poco chiare nell’abitazione del suo datore di lavoro a Ciampino, alle porte di Roma. L’uomo, un imprenditore romano di 39 anni, è indagato per omicidio colposo. L’ipotesi di reato è stata formulata dalla Procura di Velletri, che ha affidato l’inchiesta ai carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo.

Il punto centrale dell’indagine riguarda un presunto ritardo nella chiamata ai soccorsi, che secondo gli investigatori potrebbe aver compromesso le possibilità di salvare la giovane.

Una relazione nata sul lavoro

Francesca lavorava come responsabile desk e operatrice in un centro estetico nel quartiere Prati, a Roma, uno dei tanti gestiti dall’imprenditore. Tra i due sarebbe nata una frequentazione che andava avanti da qualche mese. La sera prima della tragedia, come già accaduto in passato, erano usciti insieme, trascorrendo la serata tra locali e discoteche della capitale.

I primi segnali di malessere

Intorno alle 4:30, i due sarebbero stati fermati dai carabinieri mentre rientravano nella villetta dell’uomo. Una volta a casa, Francesca avrebbe accusato un malessere e deciso di dormire sul divano. L’imprenditore sarebbe salito a dormire al piano superiore.

Alle 9:30, secondo quanto da lui riferito, la ragazza sarebbe stata ancora in vita, ma lamentava dolore al naso. La chiamata al 118 sarebbe arrivata diverse ore più tardi. Quando i sanitari sono giunti nell’abitazione, per la giovane non c’era già più nulla da fare.

Le indagini

Inizialmente gli inquirenti avevano preso in considerazione un possibile collegamento con un recente intervento chirurgico al naso cui Francesca si era sottoposta, ma la cartella clinica non ha evidenziato complicazioni rilevanti. La svolta è arrivata con l’esito dell’autopsia: nel sangue della 26enne sarebbero state trovate tracce di alcol e possibili sostanze stupefacenti.

L’uomo indagato si avvale della facoltà di non rispondere

Convocato dai carabinieri, il 39enne non ha risposto alle domande degli inquirenti. La famiglia di Francesca, che da subito ha espresso forti perplessità sulla versione fornita dall’uomo, sostiene che si sarebbe potuto fare di più per salvarla.