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Stamattina, nel cuore di una Basilica di San Pietro gremita e carica di attesa, si è svolta la messa “Pro eligendo romano pontefice”, una celebrazione che segna l’inizio del processo formale per l’elezione del nuovo Papa. A presiedere la funzione è stato il decano del Collegio Cardinalizio, Giovanni Battista Re, il porporato più anziano e rispettato tra i cardinali elettori, una figura di grande influenza nelle dinamiche interne della Chiesa cattolica.
Durante questa messa solenne, destinata a invocare lo Spirito Santo per guidare i cardinali nella scelta del nuovo Pontefice, è avvenuto un episodio che ha rapidamente catturato l’attenzione dei presenti e dei fedeli di tutto il mondo. Mentre conduceva la celebrazione, il cardinale Re si è avvicinato al Segretario di Stato uscente, Pietro Parolin, un nome tra i più citati nel “toto-Papa”, per scambiarsi il tradizionale segno della pace.
In un momento carico di simbolismo, Re ha pronunciato poche parole che, a causa di un microfono rimasto inavvertitamente acceso, sono state udite chiaramente da tutti i presenti: “Auguri!… Auguri… e doppi!”. Un gesto che, sebbene apparentemente innocente, ha assunto immediatamente un peso significativo, considerato il ruolo di Parolin come uno dei candidati più favoriti per il soglio pontificio.
Un gesto spontaneo, ma rivelatore
La frase di Re, pronunciata nel contesto della messa “Pro eligendo romano pontefice”, è stata percepita come un chiaro segnale di sostegno al cardinale Parolin, proprio nel giorno in cui il Collegio dei Cardinali si sarebbe riunito per iniziare il Conclave. Anche se il protocollo vaticano richiede riserbo e imparzialità assoluta in queste occasioni, le parole del decano non sono sfuggite alle orecchie attente dei presenti, né alle telecamere che hanno trasmesso la celebrazione in tutto il mondo.
Parolin: un candidato forte e rispettato
Pietro Parolin, 70 anni, veneto di Schiavon, è una figura centrale nella diplomazia vaticana. Dal 2013 ha ricoperto il ruolo di Segretario di Stato, uno degli incarichi più prestigiosi e influenti della Chiesa cattolica. Con una carriera costruita attraverso delicate missioni diplomatiche e un rapporto diretto con Papa Francesco, Parolin è visto da molti come un candidato naturale per la successione.
La sua esperienza internazionale, la capacità di mediazione e la profonda conoscenza delle sfide globali fanno di lui un papabile forte, capace di guidare la Chiesa attraverso le complessità del XXI secolo. L’episodio con il cardinale Re potrebbe quindi essere interpretato come un tacito endorsement, un gesto che, sebbene involontario, rischia di influenzare le dinamiche interne del Conclave.
La reazione del Vaticano
Fino a ora, nessun commento ufficiale è stato rilasciato dalla Santa Sede riguardo all’episodio. Tuttavia, tra le mura del Vaticano, i sussurri e le speculazioni sono inevitabili. L’appoggio, anche se solo simbolico, di una figura come Re, considerato uno dei “grandi elettori” del prossimo Papa, potrebbe rivelarsi significativo per Parolin nel corso delle votazioni segrete che seguiranno nei prossimi giorni.