Due gravi episodi di violenza sessuale scuotono il mondo sanitario italiano, con due medici arrestati in distinti casi avvenuti a Piacenza e Milano. In entrambi, le vittime sono donne raggirate o costrette con l’inganno, in ambienti che avrebbero dovuto garantire tutela e sicurezza.

Piacenza: primario accusato di abusi seriali in ospedale

A Piacenza, un primario dell’ospedale “Guglielmo Da Saliceto” è stato arrestato e posto ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale aggravata e atti persecutori. Secondo gli investigatori della Squadra Mobile, l’uomo avrebbe abusato di almeno 32 donne all’interno del proprio ufficio, in orario di servizio, durante incontri di lavoro. Le porte venivano chiuse a chiave, le vittime bloccate fisicamente e costrette a subire atti sessuali.

L’indagine è partita dalla denuncia di una dottoressa, aggredita dopo un colloquio sulle ferie. A interrompere l’episodio fu l’arrivo casuale di un collega. Grazie a intercettazioni ambientali e a 45 giorni di monitoraggio video, è stato documentato un comportamento sistematico. Il medico, spiegano gli inquirenti, considerava le collaboratrici “a sua disposizione anche sessualmente“, agendo con arroganza e senso di impunità.

In almeno due casi è stato contestato anche lo stalking, per la pressione costante esercitata sulle vittime, spesso silenziose per paura di ripercussioni professionali. Il clima nel reparto, segnala la Questura, era caratterizzato da omertà e reticenze.

L’Asl di Piacenza ha espresso solidarietà alle vittime e piena fiducia nella magistratura: “Il rispetto della persona è principio fondante della nostra missione”, si legge in una nota.

Milano: finte visite ginecologiche per adescare ragazze

A Milano, due uomini sono stati posti ai domiciliari con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. Si tratta di un medico radiologo in pensione di 71 anni e di un 42enne complice. Secondo le indagini coordinate dalla Procura di Milano e condotte dai carabinieri, i due adescavano ragazze tramite falsi annunci lavorativi per video pubblicitari di una clinica inesistente.

Le vittime, convinte di partecipare a casting retribuiti, venivano sottoposte a false visite ginecologiche e filmate a loro insaputa durante gli abusi. L’indagine ha ricostruito una serialità di condotte a partire dal 2016, con 135 tentativi di adescamento accertati.

Il gip Mattia Fiorentini, firmatario dell’ordinanza, ha parlato di un sistema collaudato e reiterato, definendo i due indagati come persone che hanno “agito in maniera seriale, da anni, per produrre contenuti pornografici non consensuali”.