Una sentenza destinata a fare scuola nel settore dell’ospitalità extralberghiera. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla Federazione Associazioni Ricettività Extralberghiere (FARE), annullando la circolare del Ministero dell’Interno del 18 novembre 2024 che imponeva l’obbligo di identificazione “de visu” degli ospiti nei Bed & Breakfast, impedendo di fatto il self check-in.

Una norma giudicata dai giudici «non sufficientemente giustificata, sproporzionata e in contrasto con la riforma del 2011 e con l’articolo 109 del TULPS», che consentiva già la comunicazione telematica dei dati alla Questura. Il provvedimento del Viminale aveva sollevato dure critiche in tutta Italia, in particolare da parte delle strutture ricettive non alberghiere, che ne denunciavano l’incompatibilità con l’evoluzione digitale e la sostenibilità operativa.

«Non ci siamo mai opposti alle regole, ma solo alle regole sbagliate», ha dichiarato il presidente di FARE, Elia Rosciano. «È una vittoria per l’intero settore dell’ospitalità diffusa. Le regole devono essere moderne e competitive, a beneficio del turismo italiano».

Soddisfazione anche da parte di Marco Celani, presidente di AIGAB: «Imporre l’identificazione in presenza senza evidenze concrete viola il principio di proporzionalità e ostacola lo sviluppo del settore. Ora si apra una fase nuova, in cui le tecnologie di riconoscimento da remoto siano riconosciute ufficialmente e utilizzate in piena sinergia con le istituzioni».

Chiaro anche l’attacco di Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia e Ceo di ApartmentsFlorence: «È una vittoria della legalità e del buon senso. Nel 2025 è assurdo vietare il self check-in per chi lavora in modo professionale. Firenze è chiamata ora a fare marcia indietro: le regole introdotte da Palazzo Vecchio, in vigore dal 31 maggio, sono superate dalla sentenza e danneggiano tutti: turisti e operatori».

Secondo il Tar, infatti, non esistono motivazioni concrete per imporre un obbligo così invasivo e discriminatorio, soprattutto in un contesto dove molte amministrazioni locali avevano già varato regolamenti restrittivi in linea con la circolare del Viminale.

«Obbligare a consegnare le chiavi a mano alle 11 di sera o alle 6 del mattino è anacronistico e inapplicabile», ha concluso Fagnoni. «Le leggi devono essere scritte con competenza, ascoltando gli operatori e valutando l’impatto reale delle norme».