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A quasi 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua villetta a Garlasco il 13 agosto 2007, l’inchiesta sembra destinata a riservare ancora sorprese. Dopo la recente riapertura delle indagini da parte della Procura di Pavia, alcuni messaggi privati e fotografie pubblicate sui social da Paola e Stefania Cappa, le cugine della vittima, sono finiti sotto la lente degli investigatori. Per il delitto, ricordiamo, è stato condannato in via definitiva nel 2015 l’allora fidanzato Alberto Stasi, che si è sempre proclamato innocente.
Messaggi inquietanti e indizi social
Tra i 280 messaggi ora al vaglio degli inquirenti, spicca uno scambio tra Paola Cappa e un amico milanese, in cui si legge la frase: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Questa affermazione, insieme a una serie di immagini pubblicate sui social dalle gemelle Cappa, ha riacceso i riflettori sulla loro possibile connessione con il delitto. In particolare, una fotografia postata nel 2013 da Paola mostrerebbe un’impronta di scarpa a pallini, molto simile a quella trovata sulla scena del crimine come riporta il settimanale Giallo.
Il mistero del Fruttolo
Un altro dettaglio che ha attirato l’attenzione degli investigatori è una storia Instagram di Stefania Cappa, in cui appare un bambino accanto a rastrelliere per biciclette, accompagnata dalla scritta “Fruttolo”. Questa parola ha subito richiamato alla memoria un particolare macabro: un vasetto di Fruttolo fu ritrovato nella villetta dei Poggi subito dopo il delitto e sequestrato dagli inquirenti. Oggi, alla luce delle nuove rivelazioni, verrà sottoposto a nuove analisi.
L’alibi delle gemelle Cappa sotto esame
Anche gli alibi forniti all’epoca dai membri della famiglia Cappa stanno tornando al centro delle indagini. Paola e Stefania, allora 23enni, dichiararono di essere rimaste a casa con la madre la mattina del 13 agosto 2007, ma un recente super-testimone, sentito sia dalla Procura che dal programma “Le Iene”, avrebbe affermato di aver visto Stefania gettare un sacco di attrezzi in un canale vicino all’abitazione della nonna, non lontano dalla scena del delitto. Proprio in quel canale, solo poche settimane fa, è stato ritrovato un martello, possibile arma del delitto, mai rinvenuta in precedenza.
Vecchi sospetti mai chiariti
Il nome di Stefania Cappa era già emerso nelle prime fasi dell’inchiesta, quando un testimone, Marco Muschitta, sostenne di aver visto una ragazza bionda in bicicletta vicino alla casa dei Poggi la mattina del delitto. Muschitta descrisse la giovane come bionda, con occhiali da sole scuri a mascherina e scarpe bianche con una stella blu. Questa figura misteriosa venne poi identificata come Stefania, ma il testimone ritrattò, sostenendo di aver subito pressioni per cambiare la sua versione.
La festa in piscina e i segreti mai svelati
Altri elementi inquietanti emergono dal racconto di una collega di Chiara Poggi, che ha parlato di una festa in piscina poco prima del delitto, a cui avrebbero partecipato diversi amici e conoscenti, tra cui le gemelle Cappa. Questa festa, secondo quanto raccontato dalla collega, sarebbe stata motivo di tensione in famiglia, con Paola in evidente stato di anoressia.
Vite molto diverse, destini incrociati
Su queste due sorelle gemelle, all’epoca dei fatti 23enni ed entrambe molto belle, nelle prime settimane dopo il delitto a dirla tutta l’attenzione (soprattutto quella dei media) si era concentrata e anche un bel po’. Non solo per la disponibilità (e palese interesse) a essere intervistate e per l’opinione poco simpatica che in paese si aveva di loro (“Fanno le vip, snobbano. Dicevano che avrebbero fatto le modelle, qualunque cosa pur di essere famose”, disse un compaesano al Corriere della sera), ma anche per lo strano ‘caso’ della finta foto (insieme alla cugina Chiara) che era stata artefatta e sistemata in mezzo ai fiori davanti al cancello della villetta dell’omicidio: un palese e rozzo fotomontaggio dove le due sorelle, abbronzate e sorridenti, erano di fianco alla cugina (a cui era stato disegnato di rosso il vestito per renderlo uguale al colore dei loro).
Fu dopo questa storia del fotomontaggio che i media le ribattezzarono ‘sorelle k’. I rapporti tra le due ragazze e Chiara Poggi, in realtà, non erano mai stati molto buoni (per lontananza ‘storica’ tra le famiglie, pare), ma si erano però riallacciati negli ultimi tempi prima del delitto, ragion per cui in particolare Stefania frequentava in quel periodo casa Poggi.
Oggi, le gemelle Paola e Stefania Cappa hanno preso strade molto diverse. Paola è diventata una food blogger di successo, mentre Stefania ha intrapreso la carriera di avvocato e ha sposato Emanuele Arioldi, erede della casa editrice Rizzoli. Nonostante siano passati molti anni, il loro ruolo in questa tragica vicenda potrebbe essere tutt’altro che marginale. Sono lontani i tempi in cui era anoressica e soffriva di gravi disturbi alimentari. Nei giorni successivi al delitto, la ragazza appariva emaciata e girava con una stampella (per un incidente in bicicletta). Fu lei stessa a rivelare di aver tentato il suicidio pochi giorni prima, con tanto di telefonata al 118 che venne poi raccontata dai giornali. C’era stato anche un bisticcio al centralino, dove Stefania lavorava allora come volontaria, per l’attribuzione del codice (verde o giallo) all’intervento.