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C’è un elemento surreale nel costante ritorno del caso Garlasco. Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la vicenda si arricchisce di nuovi snodi, testimonianze e interrogativi. Al centro dell’inchiesta, oggi, non c’è solo Andrea Sempio, unico indagato nel nuovo filone, ma anche la SKP Investigazioni, società milanese che nel 2016, per conto della difesa di Alberto Stasi, avrebbe prelevato il Dna di Sempio da oggetti personali come una tazzina da caffè, un cucchiaino e una bottiglietta. Un’operazione clandestina per cui il pm Francesco De Tommasi ha chiesto il sequestro della società – ora inattiva – nell’ambito dell’inchiesta sui dossieraggi e sulla piattaforma Equalize. Indagati l’ex consigliere Lorenzo Di Iulio e il rappresentante legale Daniele Rovini, per i quali è stata chiesta la custodia cautelare.

Stefania Cappa: «Chiara né bella né brava»
Ma non è tutto. Una nuova testimone ha raccontato alla procura di Pavia che Stefania Cappa, cugina della vittima, le avrebbe confidato di non provare alcun affetto per Chiara. “Diceva che non era né buona né bella”, scrive la donna in una deposizione. Una ricostruzione che contraddice le recenti dichiarazioni pubbliche di Cappa e che riaccende le attenzioni su di lei, già segnalata da un altro supertestimone che avrebbe ascoltato il racconto di un’anziana: Stefania, sconvolta, sarebbe stata vista entrare nella villetta di Tromello con una borsa pesante poco dopo il delitto.
La traccia sotto le unghie e gli strani bigliettini di Sempio
Anche il Dna delle gemelle Cappa – Stefania e Paola – verrà acquisito nei prossimi giorni, assieme a quello di amici della vittima e di Alberto Stasi, oltre a quello di investigatori e soccorritori dell’epoca. Ma sono due gli elementi che inchioderebbero Sempio: una traccia dattiloscopica sulla scala che porta alla taverna, e il Dna sotto le unghie della vittima. A questi si aggiungono alcuni bigliettini scritti da Sempio, gettati via e recuperati dai carabinieri, in cui annotava gli spostamenti del giorno del delitto e frasi inquietanti: “Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare”. Ora saranno analizzati dai Ris per tracciarne un profilo psicologico.

L’impronta che corrisponde
E poi c’è l’impronta: 15 punti di corrispondenza con il palmo della mano destra di Sempio, rilevata nel 2007 ma archiviata perché considerata inutilizzabile. Oggi si scopre che coincide con una macchia di sangue di Chiara. Quell’impronta è stata rimossa nel frattempo, grattata via con un bisturi perché ritenuta non utile. A firmare quella consulenza fu il tenente colonnello Garofalo, oggi ironicamente consulente della difesa di Sempio.
Stasi: «Mai conosciuto Sempio»
Alberto Stasi, condannato in via definitiva, dice di non aver mai conosciuto Sempio. Marco Poggi, fratello di Chiara, al contrario, riconosce l’amico e ammette che forse frequentava anche la taverna. Ma il mistero resta: com’è possibile che un’impronta con tracce di sangue della vittima sia stata ignorata?
Nel frattempo Sempio, convocato per essere ascoltato, ha scelto di non presentarsi, avvalendosi dell’articolo 375 del codice di procedura penale. Una mossa legittima, ma che alimenta l’ombra del dubbio. Come tutto, in questo caso senza pace.