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Dodici capi ultrà della Juventus sono finiti in manette con l’accusa di estorsione, minaccia e violenza ai danni della società bianconera che, secondo la procura di Torino, era ricattata dal tifo organizzato sul caso della vendita dei biglietti. Bagarinaggio emerso già nell’inchiesta “Alto Piemonte“, dove le accuse della Dda di Torino erano contestualizzate circa il modus operandi della ‘ndrangheta di trarre profitti illeciti sulla vendita al rialzo dei biglietti per le gare interne ed esterne della formazione bianconera.
I capi ultrà finiti in carcere sono quelli dei gruppi “Drughi”, “Tradizione–Antichi valori”, “Viking”, “Nucleo 1985” e “Quelli… di via Filadelfia”. Tra essi ci sono Dino Mocciola, leader indiscusso dei “Drughi”, poi Salvatore Cava, Beppe Franzo. Tra le minacce dei tifosi ci sarebbero i cori razzisti durante le partite della stagione. Per i magistrati di Torino è un elemento indiziario forte per provare ad ottenere biglietti in numero superiore al consentito. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile di Torino che questa mattina ha perquisito sedi e abitazioni private nelle città di Alessandria, Asti, Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L’Aquila, Firenze, Mantova, Monza, Bergamo e Biella. Perquisizioni che riguardano altri indagati, 37 in tutto, appartenenti ad altri gruppi organizzati del tifo bianconero. L’inchiesta, si apprende, è partita da una denuncia della Juventus.