L’incremento dell’occupazione, maggiore al Sud che nel resto del Paese, non basta ad alleviare il disagio sociale in un contesto di diffusa precarietà e bassi salari, secondo il rapporto Svimez 2023 che indica in «salari, lavoro povero ed emigrazioni giovanili le questioni più urgenti». Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con persona di riferimento occupata è salita di 1,7 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, dal 7,6 fino al 9,3%: quasi una su 10. In generale nel 2022, sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta al Sud: 250.000 in più rispetto al 2020 (-170.000 al Centro-Nord).

I comuni appaiono in ritardo ma “decisivi” per l’attuazione degli investimenti. Per crescere servono politiche industriali, ridurre il divario di genere e aumentare i laureati, in un contesto in cui la ripresa post-Covid al Sud è stata senza industria. Il rapporto sottolinea come, rispetto alle altre economie europee, in Italia la dinamica inflattiva si sia ripercossa in maniera significativa sui salari reali italiani, che tra il II trimestre 2021 e il II trimestre 2023 hanno subìto una contrazione molto più pronunciata della media UE a 27 (-10,4% contro -5,9%), e ancora più intensa nel Mezzogiorno (-10,7%) per effetto della più sostenuta dinamica dei prezzi. Questa dinamica si colloca in una tendenza di medio periodo delle retribuzioni lorde reali per addetto, anch’essa particolarmente sfavorevole al Mezzogiorno: -12% le retribuzioni reali rispetto al 2008 (-3% nel Centro-Nord).