Con l’arrivo dell’estate e il previsto innalzamento delle temperature in Calabria, si accende nuovamente l’allarme per lo stress termico nei luoghi di lavoro, soprattutto per i settori più esposti come edilizia, agricoltura e florovivaismo. La Fillea Cgil Calabria ha lanciato un appello forte e chiaro al Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, chiedendo l’emanazione immediata delle linee guida regionali contro il rischio da calore sui posti di lavoro, evitando ritardi che in passato hanno già messo in pericolo la salute dei lavoratori.

«Non possiamo affrontare il rischio caldo solo dopo una tragedia – dichiara Simone Celebre, segretario della Fillea Cgil -. L’estate calabrese presenta temperature ben oltre i 35 gradi. Serve subito un piano con sospensione delle attività nelle ore più calde, accesso ad acqua e ombra nei cantieri, e un utilizzo più agile della Cassa Integrazione Ordinaria».

L’attenzione non si ferma ai cantieri: anche nei settori agricoli e florovivaistici, le condizioni estreme richiedono interventi urgenti. Per questo motivo, anche il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Davide Tavernise, ha chiesto pubblicamente a Occhiuto di rinnovare l’ordinanza 2024, che vietava il lavoro nelle ore più calde, dalle 12:30 alle 16:00, nei giorni ad alto rischio secondo la mappa Workclimate.

«Il caldo estremo non è più un’eccezione ma una condizione strutturale – afferma Tavernise -. Ritardare una nuova ordinanza significa ignorare un rischio concreto per centinaia di lavoratori calabresi. Il presidente Occhiuto deve agire subito».

Nel 2024, la Regione Calabria aveva già adottato una ordinanza sul lavoro caldo che vietava l’attività fisica intensa nelle ore centrali della giornata, riconoscendo la gravità del fenomeno. Una misura di buonsenso che oggi, secondo sindacati e opposizione, va riproposta immediatamente e strutturata in un sistema di tutele duraturo. In un contesto climatico sempre più imprevedibile, la salute e la sicurezza dei lavoratori devono essere una priorità assoluta. La Calabria non può permettersi di aspettare luglio per decidere se tutelare chi lavora sotto il sole cocente.