Non è da escludere che dietro al no del primo cittadino ci sia una strategia per ottenere maggiori ricadute e garanzie progettuali ed anche mitigazioni paesaggistiche

Le segreterie nazionali e regionale di Fiom Cgil nazionale e regionale vanno controcorrente. E, per certi versi, bacchettano il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, che pochi giorni fa ha fornito parere negativo sull’insediamento industriale di Baker Hughes al porto. Non è da escludere, tuttavia, che quel “no” inviato alla conferenza dei servizi, possa rientrare nell’ambito di una strategia del sindaco per puntare a migliorie sull’insediamento industriale, con maggiori ricadute sul territorio, mitigazioni paesaggistiche, compensazioni per il territorio.

Ed anche a ricevere segnali importanti dall’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio che da anni ha programmato la realizzazione della banchina croceristica – mettendo sul piatto, quindi sulla carta una disponibilità di 12 milioni di euro – senza mai passare ai fatti.

«L’investimento – secondo il coordinatore nazionale ed il segretario generale della Federazione Impiegati Operai Metallurgici Cgil, Daniele Calosi e Umberto Calabrone –può coesistere con le vocazioni che il porto dovrebbe mettere in campo dalla sua nascita, così come avviene in tanti altri porti d’Italia, dove ambiente, turismo, attività ittiche e industriali insieme hanno fatto la ricchezza di intere comunità». I due sindacalisti sono convinti che le istituzioni calabresi debbano «sostenere questi investimenti senza tentennamenti, anche attraverso un confronto serrato ma costruttivo e, se esistono impegni disattesi, questi non possono mettere in discussione un investimento industriale di questa portata». Quest’ultima affermazione sembra essere diretta a Flavio Stasi.

«Gli investimenti previsti nel sito Nuovo Pignone di Vibo e sul porto di Corigliano Rossano in Calabria ammontano a 70 milioni di euro. Sono finalizzati alla costruzione di moduli industriali e avranno ricadute in termini di rafforzamento del gruppo nel sito di Vibo, che già in questi anni ha visto un incremento significativo di ore lavorate con un maggiore occupazione.

Su Corigliano Rossano – proseguono Calosi e Calabrone – riguarda una superficie di circa 100 mila metri dove saranno realizzati dei moduli industriali, la verniciatura e il montaggio delle strutture, nonché l’assemblaggio finale di moduli per attività verticali rispetto a quelle che l’azienda già svolge nel proprio sito di Avenza. Nel corso dell’incontro sono stati confermati tutti gli investimenti presenti in Italia, a dimostrazione di come Baker Hughes ritenga il nostro Paese fondamentale per il futuro dell’intero gruppo.

Come Fiom abbiamo espresso soddisfazione sia per Vibo che per Corigliano Rossano, fugando in tal modo qualsiasi dubbio in merito alla bontà dell’investimento ribadito in modo unanime da tutti coloro che sono intervenuti alla presentazione il giorno 15 dicembre». I sindacalisti concludono ricordando che la Fiom abbia richiesto la necessità di «coinvolgere al meglio il territorio di Corigliano Rossano, sapendo che l’investimento può coesistere con le vocazioni portuali» Insomma, la “partita” sembra ancora essere apertissima.

Di difficile attuazione pare, però, la soluzione “retroportuale”, con l’insediamento trasferito di alcune centinaia di metri nella zona industriale, adiacente al porto. I fattori poco convenienti al trasloco sarebbero due: i collegamenti che ancora non ci sono – e su cui dovrebbero transitare con un continuo di viavai di mezzi pesantissimi e trasporti eccezionali – e la corrispondenza progettuale del porto stesso che consente alle grandi navi cargo di scaricare e caricare con l’ausilio delle sole gru. Non resta, insomma, che attendere le prossime mosse.