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La storia dei contadini, la loro dignità, il loro sacrificio. Questo lo spirito che anima “Terronia tra sirici e cuculli”, il romanzo di Renato Miceli che è stato presentato a Casali del Manco in un appuntamento ricco di stimoli e suggestioni. L’incontro, tenutosi presso la sala consiliare dell’ex Comunità Montana di contrada Macchia, si è svolto alla presenza di un pubblico numeroso, che ha partecipato con estrema attenzione. A dialogare con l’autore sono intervenuti Francesca Pisani, sindaco di Casali del Manco, Vittorio Fortino, presidente del Circolo culturale “Casali del Manco” e Luigi Caputo, ingegnere informatico e attivista culturale.
Il romanzo, introdotto dalle letture della prof.ssa Maria Concetta Carravetta, è ambientato intorno alla metà del diciassettesimo secolo e racconta le vicende della popolazione contadina che abitava nelle contrade presilane, alle prese con condizioni di vita precarie e con soprusi e angherie subìte da parte dei proprietari terrieri. Il volume offre spazio alla descrizione dettagliata di attività e mestieri del tempo, tra cui la produzione del carbone, la semina e soprattutto la coltivazione del baco da seta (da qui i termini citati nel titolo dell’opera), particolarmente diffusa all’epoca, ma non solo.

Nelle pagine narrate da Miceli, vi è spazio anche per le relazioni sociali, per gli affetti e per il quotidiano. Uno spaccato di vita, insomma, realizzato con abile ars narrativa da parte di colui che si definisce “autore, ma non scrittore”, il quale, superati i settant’anni e dopo una vita trascorsa nella scuola (prima come docente, poi come preside), ha deciso di intraprendere una nuova avventura.
L’incontro ha vissuto diversi momenti di forte intensità emozionale, quando Miceli, stimolato dalle domande dei relatori, ha ricordato le proprie origini contadine, peraltro comuni a tutti i presenti. Significativo nel romanzo anche l’uso del dialetto, inteso come lingua madre dei personaggi protagonisti della storia. Sarebbe stato impensabile, come ha affermato lo stesso autore, far parlare ai personaggi della storia quell’idioma toscano oggi divenuta lingua italiana ma che a loro, per ovvie ragioni di carattere storico, era totalmente estraneo.
Un appuntamento culturale degno di estremo interesse, che ha confermato, se mai ve ne fosse stato bisogno, la necessità di valorizzare ancor di più il territorio, offrendo maggiore rilevanza alla preziosa eredità del passato, da custodire e da tramandare alle giovani generazioni, per esaltare in modo meritorio, come ha sottolineato Luigi Caputo nel corso di un suo intervento, «quella storia minima che attraversa i secoli e che resta ingiustamente dimenticata dalla storiografia ufficiale».
Una storia che può sembrare anacronistica e superata, ma che invece «va valorizzata» – ha concluso Caputo – «perché fa parte del nostro dna e perché va di pari passo con quella dignità che si consolida in uomini e donne che hanno vissuto con coerenza e sacrificio un’esistenza fatta di onestà e di rinunce». Il sindaco Pisani ha in proposito anticipato che è intenzione dell’amministrazione comunale di Casali del Manco la promozione di prossime iniziative, come il Museo delle Arti e dei Mestieri, che possano contribuire a stimolare il recupero delle vecchie tradizioni contadine del territorio presilano.