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Nell’ambito dei lavori per la costruzione delle linee elettriche MT 20kV in cavo interrato (MISE PON 2014-2020) in corso di realizzazione tra i comuni di Trebisacce, Villapiana e Francavilla Marina, in provincia di Cosenza, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza sta conducendo dei saggi archeologici richiesti alla società e-distribuzione in virtù della presenza, lungo il tracciato di progetto, in particolare lungo la S.P.253,di aree dichiarate di notevole interesse archeologico.Risale infatti a metà degli anni ’80 del secolo scorso l’individuazione, in maniera casuale, di un’importante area produttiva di età romana, databile al I sec. d.C. circa,che fu poi oggetto di indagini sistematiche condotte, tra il1986 eil 1987,dall’allora SoprintendenzaArcheologicadella Calabria. Il sito,di proprietà privata, posto in loc. Chiusa,ha restituito importanti strutture e un deposito di anfore connesse, almeno in parte, alla commercializzazione della famosa pix bruttia (pece bruzia). Proprio per tutelare tali emergenze archeologiche,nel 2019, l’areaè statasottopostaa vincolo archeologico diretto,mentre le zonecircostanti (due aree incolte e il tratto corrispondente alla S.P.253)sono state sottoposte a vincolo indiretto.Il progetto di e-distribuzione, pervenuto nel 2020, che prevedeva il passaggio del cavo interrato nell’area sottoposta a vincolo indiretto lungo la S.P.253, è stato approvato dalla Soprintendenza a condizione che tutti i lavori di scavo e movimento terra fossero sorvegliati da professionisti archeologie che venissero realizzati n. 3 saggi archeologici in corrispondenza delle areevincolatedi loc. Chiusa per valutare preventivamente la consistenza dei resti archeologici. Tali saggi, al fine di limitare i disagi alla circolazione stradale,sono stati impostati su metà carreggiata. Gli scavi,iniziatiil 5/5/2021,sono tuttora in corso sotto la direzione scientifica della dott.ssa Francesca Spadoliniper la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenzae sotto il coordinamento sul campodella dott.ssa Maria Veneziano per conto dell’impresa Brettia S.n.c.Immediatamente al di sotto del piano di preparazione dell’attualestrada modernaasfaltata, nei due saggi fino ad oraaperti, è stata individuata una carreggiata stradale realizzata in pietre fluviali di medio-grandi dimensioni disposte di piatto. La struttura si presenta in ottimo stato diconservazione, soprattutto nel tratto piùmeridionalemesso in luce. Le dimensioni dell’area indagata hanno consentito di evidenziare solo la parte orientale dell’asse viario,la cui estremità risulta coperta da un cordolo la cui funzione non è ancora stata completamente chiarita. Allo stato attuale delle indagini, ancora in corso, risulta prematurosuffragare in modo scientificamente corretto qualsiasi ipotesi di datazione circa la strada individuata. Soloulteriori approfondimenti potrebbero portare a una più chiara definizione tipologica e cronologicadi quanto messo in lucee spiegareanche l’eventuale rapporto con le strutturescoperte più di trenta anni fa.Giova a proposito ricordare che la zona, situata a poca distanza dalla costa ionica, era sicuramente percorsadauna strada durante l’epoca romana,come testimoniato dalle fonti itinerarie antiche (Tabula Peutingeriana, Itinerarium Antonini, itinerario dell’anonimo ravennate)che tuttavianon danno informazioni precise che permettano di determinarne esattamente il tracciato che congiungeva Taranto a Reggio Calabria.
Inoltre ricerche di archivio hanno permesso di verificare che la località oggi nota come Chiusaera attraversata da un importante asse viario ancheagli inizi del XIX secolo, per come testimonia una carta realizzatadaufficiali austriaci nel 1824e che l’attuale S.P.253 è stata realizzata durante il ventennio fascista.