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Una soluzione per salvare e rilanciare Rende antica ttraversi i 4 musei che possono essere l’occasione di rilancio del “Borgo”, una “Cittadella dell’Arte” che ne rinnovi l’identità di polo culturale proponendolo un programma di rigenerazione urbana, di sviluppo turistico, economico e sociale diretto a invertire il processo di declino, di spopolamento e il rischio di abbandono.
Il “Borgo dei Musei di i Rende potrebbe essere rilanciato utilizzando la sua straordinaria rete museale , il cui potenziale oggi è inutilizzato, ignorato, non compreso, non comunicato, i musei rimangono quasi sconosciuti. La valorizzazione del patrimonio culturale e artistico, può rivelarsi, invece, una strategia vincente per rivitalizzare il paese, renderlo attrattivo.
È necessario un intervento sistemico e concertato che coinvolga tutti gli attori in gioco: istituzioni, cittadini ancora inconsapevoli dei tesori che hanno. Con una campagna di comunicazione far capire ciò che c’è, appassionare e entusiasmare. A Rende sarebbe necessaria la figura del “mediatore culturale”, un agente che ha il compito di far capire e apprezzare ai cittadini ciò che hanno d’importante e il suo potenziale, che promuovi un sistema efficace di comunicazione e che sviluppi programmi con gli oratori turistici.
I musei le chiese, le piazze e gli scorci panoramici, possono creare un itinerario ricco e attraente per i turisti lavorando sulla comunicazione, creare dei siti dei singoli musei e del progetto globale, segnaletica e stilare accordi con gli operatori turistici per portare a Rende gruppi di turisti e trattenerli una giornata inducendo, quindi, la riattivazione degli esercizi commerciali in un sistema integrato di promozione. Il castello che detiene 400 opere dei massimi artisti italiani del XXI sec. è aperto solo per tre ore a settimane, solo la domenica dalle 10 alle 13 senza alcuna comunicazione.
“Museo Civico” a palazzo Zagarese, con preziosi dipinti del 600 regionali realizzato in passato con lungimiranza dal sindaco Sandro Principe così come il “Maon Museo Arte Ottocento e Novecento” in palazzo Vitari, che ha dato avvio al sistema “Rende, Borgo dei Musei”. Poi il “Museo Arte Contemporanea”, uno dei pochi nella Regione, con importantissime opere di Kounellis, Ontani, Jan Fabre, Spalletti, Mochetti, Patella, Pizzi Cannella, Accardi, Angeli, Capogrossi, Cagli, Ceroli, De Pisis, Dorazio, Fazzini, Festa, Guttuso, Mafai, Pirandello, Tacchi, Turcato, Galliani, Pisani e Pietro Ruffo considerato uno dei massimi artisti contemporanei, la cui mostra in corso a Palazzo delle Esposizioni a Roma registra code e migliaia di visitatori. A Rende sono state donate le sue opere più importanti che restano ignorate. La presenza del Museo dl contemporaneo potrebbe generare residenze d’artista e un dinamismo efficace per rivitalizzare il paese.
L’Università della Calabria è poco distante, Rende potrebbe ospitare convegni, mostre, eventi accademici e culturali, divenire estensione del campus, offrire soluzioni di residenzialità per gli studenti. Nel convento delle clarisse era stato fatto un tentativo di residenze universitarie che potrebbe essere riproposto. Il Palazzo Martino alla Giudecca, potrebbe ospitare facoltà, dipartimenti, corsi universitari e residenze d’artista. Luoghi che potrebbero divenire strumento di coesione e di sviluppo, di aggregazione, socializzazione e partecipazione.
Esposizioni – oggi solo nella parte nuova – performance, seminari, stage, laboratori, concerti, proiezioni, installazioni, cibo, laboratori didattici, start up fino alle Kunsthalle. Borgo e Università ancora non interagiscono, la costruzione universitaria caratterizzata da blocchi formano un lungo monolite, la sua perentorietà funzionale potrebbe essere integrata da dimensioni d’intimità e atmosfera da ritrovare nelle antiche costruzioni con offerta diversificata di corsi e lezioni, conferenze, incontri con artisti, giornate dedicate alla scoperta del patrimonio.
Per stimolare l’insediamento di attività economiche nel borgo è necessario prevedere un sistema di agevolazioni fiscali che favorisca commercianti, artigiani e artisti la mobilità e l’accessibilità piccole e medie imprese. Alcuni cittadini rimasti nella parte storica attribuiscono malinconicamente il declino al trasferimento del Comune nella nuova zona valliva, in realtà i motivi sono altri e precedenti e il ritorno di parte degli uffici non avrebbe alcun effetto di rilancio. Il palazzo Basile già ristrutturato e che, senza destinazione, rischia il vandalismo, potrebbe eventualmente accogliere alcuni uffici comunali.
Al Borgo museale si aggiunge oggi il “Museo della Ceramica di Calabria” nel palazzo Magdalone che il commissario Valiante aveva estrapolato dagli edifici in vendita e destinato a museo contestualmente all’acquisizione delle raccolte, restaurato con Agenda Urbana. Il “Museo delle Ceramiche di Calabria”, che si inaugura sabato 17 maggio alle ore 18, offre una panoramica cronologica e geografica regionale, con reperti dall’epoca classica magno greca e romana al medioevo. Bocce, versatoi, albarelli da farmacia in maiolica seicentesca di Gerace talmente raffinata da essere a volte confusa con quella di Venezia e di Squillace commissionati dalle spezierie conventuali dei certosini di Serra San Bruno e dei domenicani di Soriano, fino alle produzioni popolari. Il progetto prevede la riattivazione del vicino laboratorio di ceramica che si configura come scuola-officina finalizzata a sviluppare la cultura delle arti decorative e la conoscenza delle tecniche di formazione che potrebbe creare nuova opportunità di occupazione giovanile.
Un museo concepito non solo come raccoglitore ma come luogo di confronto pratico e studio dal vero dei modelli, dove la fase teorica s’incontra con quella sperimentale. Le caratteristiche morfologiche, funzionali, decorative e di nomenclatura dei manufatti potrebbero ispirare l’artigiano di matrice tradizionale da offrire ai potenziali turisti. Il nuovo Museo nasce con la curatela di Monica de Marco e la donazione al Comune di circa mille reperti da parte di Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona che, nella sua vocazione di mecenatismo, aveva già donato a Rende 60 opere dei futuristi calabresi. Oltre 100.000 visitatori hanno ammirato i futuristi calabresi, in particolare di Antonio Marasco “Piazza di paese” 1919 nella mostra in corso “Il Tempo del Futurismo” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma mentre a Rende gli stessi artisti incluso Boccioni lasciano indifferenti.
Donati da Bilotti anche una raccolta di opere di Rotella, anch’essa sconosciuta e l’intera dotazione d’arte contemporanea nel castello incluso gli artisti locali Gallo e Pirri con le monumentali vetrate. Un progetto reso possibile dalla sinergia pubblico-privato che restituisce a Rende, protagonista nel passato della produzione ceramico-vascolare, un patrimonio di storia, cultura, identità e coscienza civica che, con questo progetto lascia al futuro la tessitura di un significativo passato preservato e valorizzato, saldando quello che è stato e ciò che sarà, ripristinando la memoria sociale dei luoghi, valorizzando le caratteristiche locali e il sentimento ad esse associato, custodendo e difendendo il patrimonio acquisito.