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In tempi di autonomia differenziata forse sarebbe meglio rileggere gli insegnamenti della storia, ci dice Antonello Savaglio, Deputato di storia patria per la Calabria e dottore di ricerca in storia presso l’Università di Messina. Savaglio dice che sono stati tantissimi i calabresi che hanno dato la vita per realizzare l’unità del nostro Paese.
Uno di questi è al centro del suo ultimo libro edito per i tipi di Rubbettino. Si tratta di Aristide Manes, cosentino di San Benedetto Ullano, eroe della Prima Guerra Mondiale e poi a Fiume al fianco di Gabriele D’annunzio. Si tratta di un personaggio cruciale in quella vicenda e pure è poco citato, se non ignorato, nei libri di storia. «Come spesso mi capita nelle mie ricerche – ha detto Savaglio durante l’intervista – è lui che ha trovato me. Stavo conducendo degli studi sulla storia della Camera di commercio di Cosenza quando mi sono imbattuto in una lettera dal fronte di Aristide Manes. La lettera mi ha suscitato subito grande curiosità e sono andato a cercare i discendenti di questo eroe patriottico che mi hanno aperto il loro archivio personale fatto di lettere, diari dal fronte, una serie di foto».
A quel punto per Savaglio è diventato quasi un’ossessione ricostruire le vicende di questo calabrese poco conosciuto, ma cruciale per la storia del Paese. Nella lettera raccontava infatti di aver resistito solo con una piccola compagnia per 48 ore sul Monte San Michele dagli attacchi degli austriaci per difendere la bandiera italiana. Manes infatti cresce nel mito dei fratelli Bandiera e dopo la laurea in Farmacia di iscrive all’Accademia militare di Parma dove è commilitone addirittura del Re Vittorio Emanuele. Da lì inizia la sua ascesa nelle forze armate e, nel corso della Prima Guerra Mondiale, conosce anche Gabriele D’Annunzio di cui è commilitone nel reggimento Regina. Fra i due nasce un’amicizia intensa e Manes, dopo la fine della Guerra, decide di seguire il Poeta nell’avventura di Fiume dove resta fino alla fine e dove tornerà qualche anno dopo per portare il tricolore dei Fratelli Bandiera donatogli dal Comune di Cosenza. Insomma una figura poliedrica che aveva un fitto scambio epistolare con il Vate. Al punto che a San Martino di Finita decide di costruirsi una sorta di Vittoriale, Villa Spalato la chiama nella quale fa custodire le sue spade, le medaglie, cimeli vari, foto dal fronte. Un monumento lasciato all’incuria del tempo e saccheggiato di cui oggi restano solo le mura.
Ecco l’insegnamento di Manes, che poi è l’insegnamento di tutta la Storia, resta come si scrive efficacemente nel libro quello di non dimenticare mai le nostre origini, da dove siamo partiti.