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Esattamente 4 anni fa il Covid si portava via un grande artista calabrese: Danilo Montenegro. Grande, unico nel suo genere, non sufficientemente ricordato per come si dovrebbe. Montenegro era un neocantastorie, anzi un moderno cantastorie dei nostri tempi, o come forse sarebbe meglio dire: «L’incantastorie».
Brunella Eugeni lo definiva così perché le storie che raccontava con la musica, con le parole, con i quadri, con la mimica, incantavano tutti. Le sue sono storie vere, perché gridano fatti e misfatti di ogni giorno, ma anche la tenerezza, il candore, la paura, la rabbia, le contraddizioni, la voglia infinita di libertà.
Nato a Moladi di Rombiolo (VV), sin da giovane ha vissuto a San Giovanni in Fiore, dove insegnava discipline pittoriche al locale Istituto statale D’Arte.
Era impegnato in vari campi artistici: pittura, teatro, poesia e musica, e tramite tali forme artistiche esprimeva il suo essere uomo di spettacolo, ma soprattutto uomo libero. Libero da ogni condizionamento.
Ha collaborato con la RAI dal 1987 al 1992, proponendo dai microfoni di Radiodue ben 57 trasmissioni di “canto-poesia-musica”, riscuotendo consensi di pubblico e di molti critici. Ha fatto diversi concerti all’estero, Germania, Canada, Stati Uniti, India.
Tra i vari premi che ha ricevuto in carriera ricordiamo il premio “Rino Gaetano” (1995) e il premio “La Maschera Greca” (1999). Nel 1998 ottiene la nomina di direttore artistico del festival musicale “U Scordu” dal Comune di Cosenza e nel 2010 rappresenta la Calabria a Sanremo con “Jammo”, un brano che esprimeva tutta la forza della tradizione musicale del Sud.
Con la sua chitarra battente, Montenegro ha raccontato la Calabria con la forza della sua passione, mettendo in luce le gioie, i dolori e le bellezze di questa terra.
Di lui la figlia Ilaria dice che “era un artista a 360 gradi”. Ilaria fin da piccola lo accompagnava sul palco suonando il flauto traverso.
Montenegro era conosciuto e apprezzato dalla critica e anche dagli altri artisti. Per Otello Profazio, “Montenegro era il miglior suonatore di chitarra battente”.
Un grande artista. Un carattere forte, complesso. Un ‘incantastorie’ come nessun altro. Lottava contro ogni forma di ingiustizia, andava fra gli operai nelle fabbriche, anche all’estero, per difendere i loro diritti. La Calabria dovrebbe riconoscere i notevoli talenti di questo straordinario artista, il suo coraggio, il non volersi mai omologare a niente e a nessuno.
Un artista che ancora oggi ha tanto da dire e da insegnare alle giovani generazioni.