Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, lo definisce sul Sole 24 Ore un cold case. Per la tempistica ultracentenaria (il caso è iniziato nel 1884) lo è di certo: la storia della “scure letterata” (cioè iscritta) o ascia di Kyniskos inizia in Calabria e finisce al British Museum, diventato nel corso degli anni tempio degli scippi culturali. Il reperto in questione è emigrato illegalmente da San Sosti – Comune che da più di 30 anni ne chiede la restituzione – ed è stato comprato all’asta a Parigi nel 1884. È la stessa scure in bronzo a parlare in prima persona nell’elegante incisione: «Io sono sacra alla dea Hera, quella che ha il suo santuario nel piano. Mi dedicò Kyniskos, il vittimario, e sono la decima del compenso per il suo lavoro».

Sul caso venerdì 5 aprile, alle 18, nella sede della Fondazione Premio Sila, sarà presentato il libro “Casi freddi: La «scure letterata» e le sue peregrinazioni: dalla Calabria al British Museum” di Gino Famiglietti (casa editrice Scienze e Lettere commissionaria), giurista, docente universitario e già direttore del ministero della Cultura, l’ex Mibact. A dialogare con l’autore, saranno presenti Fabrizio Sudano, direttore del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, e Battista Sangineto, docente dell’Università della Calabria.

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