Martedì pomeriggio si è tenuta all’Unical un’assemblea di ateneo per la Palestina, trasformatasi poi in un corteo spontaneo di studenti e attivisti. L’assemblea, a cui hanno partecipato circa 200 persone tra studenti e studentesse e docenti, non è stata riconosciuta dalla governance dell’Università della Calabria. Erano presenti anche delle studentesse palestinesi. Tra i presenti grande commozione quando sono state ricordate le ultime giornate a Rafha e le immagini di bambini senza vita.

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Si sono susseguito degli interventi da Germania e Belgio con testimonianze dirette su come si stiano svolgendo le proteste negli altri paesi europei. Da Napoli hanno partecipato i giovani del collettivo studentesco e dell’ex OPG Occupato. In aula, inoltre, anche il segretario dell’assemblea internazionale dei popoli. Gli interventi in italiano sono stati rigorosamente tradotti in inglese per consentire a chi era collegato e agli studenti stranieri di comprendere. Dall’assemblea è stato diffuso l’appello alla mobilitazione del primo giugno organizzata da tutte le forze della sinistra di classe, dai Movimenti e dalle Associazioni, contro le politiche del Governo Meloni.

Nel corso degli interventi si è evidenziata anche la differenza di sensibilità dell’Università della Calabria in rapporto alle mobilitazioni passate, come ad esempio gli arresti No Global del 2003. Più di un militante ha rimarcato come il corpo docente non risponda presente e che latiti a dare il proprio contributo non solo fisico, ma anche di idee.

Si è quindi contestata la mozione del Senato Accademico Unical che riprende il documento della Conferenza dei Rettori delle Università (CRUI), definito «retorico» e «troppo equidistante a fronte di 40 mila morti». Una pace generica, secondo i manifestanti, non esiste. «Quale è l’idea di sviluppo? Quale l’idea di ricerca e di cultura? Se la risposta è da rintracciarsi nei profitti delle industrie belliche non è una pace reale ma effimera» hanno detto. Dopo la discussione, come detto, è partito il corteo. Di seguito la nota diffusa dai partecipanti all’assemblea dell’Unical per la Palestina.

«La nostra lotta in solidarietà al popolo palestinese non si ferma! Martedì si è svolta con successo l’assemblea d’ateneo che avevamo lanciato dopo una settimana di Acampada e dopo aver esposto le nostre rivendicazioni in Senato Accademico. L’assemblea, momento per noi di discussione fondamentale, ci è stata concessa senza il patrocinio dell’università e la sospensione della didattica, come da noi richiesto. Nonostante ciò, l’assemblea, molto partecipata, ci ha permesso di confrontarci anche con studenti di altre università del mondo e di sentire le voci della nostra università e del mondo sindacale che si levano contro il genocidio e la complicità del mondo della ricerca.

Questi dati positivi sono controbilanciati dalla mancata presenza e dalla fredda indifferenza a questo processo di lotta della Governance dell’Ateneo e della rappresentanza studentesca, che nel mentre si vantava sui giornali di aver prodotto una “storica mozione per la pace“, in linea con la posizione espressa dalla CRUI. Come abbiamo detto più volte ieri, quella del Senato è una mozione totalmente retorica e priva di qualsiasi presa di posizione concreta. L’atteggiamento della Governance risulta ancora più grave alla luce dei ripetuti massacri di civili e profughi innocenti che stanno avvenendo a Rafah in questi giorni.

Pretendiamo dall’Unical una presa di posizione netta contro il genocidio in Palestina, con parole chiare e senza ambiguità di fondo. Pretendiamo, inoltre, l’inserimento nello statuto d’ateneo di un punto che esprima chiaramente il rifiuto di accordi con aziende belliche e una presa di posizione da parte della CRUI, oltre che contro gli accordi di collaborazione con aziende belliche, per il ritiro del bando Maeci e degli accordi di ricerca con università israeliane. Per questo, dopo ore di assemblea, abbiamo deciso di muoverci in corteo verso il rettorato, per ribadire ancora una volta la complicità che le istituzioni hanno nel genocidio.

Qui abbiamo sanzionato il rettorato con il sangue del popolo Palestine e attaccato uno striscione per mantenere viva l’attenzione su Rafah. La lotta in solidarietà al popolo palestinese e la lotta contro le collaborazioni del nostro paese e delle nostre università con Israele e con tutte le aziende che rendono possibile il genocidio non si fermerà! Non è più possibile restare inerti e in silenzio davanti a tutto ciò che sta accadendo, non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo! Free Palestine».