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Il Tribunale del Riesame di Catanzaro questa mattina ha sciolto le riserve sui ricorsi presentati da alcuni indagati fermati dalla DDA di Catanzaro. Le manette erano scattate nell’ambito dell’operazione Testa di serpente. L’inchiesta riguarda a Cosenza il clan degli zingari e il gruppo degli italiani.
Testa di serpente, chi sono gli indagati scarcerati
Il TdL, avverso il ricorso degli avvocati difensori, ha scarcerato Marco Abbruzzese, Luigi Abbruzzese (entrambi difesi dai legali Cesare Badolato, Giancarlo Greco e Paolo Pisani), Francesco Casella (difeso dall’avvocato Paolo Pisani), Carlo Drago, Giovanni Drago (difesi dagli avvocati Filippo Cinnante, Paolo Guadagnuolo e Gaetano Maria Bernaudo), Pasquale Germano (difeso dall’avvocato Paolo Pisani) e infine Adamo Attento (difeso dal legale Fiorella Bozzarello).
L’operazione della Dda di Catanzaro
L’operazione, condotta congiuntamente dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, mira ad accertare le presunte condotte delittuose in riferimento ai reati commessi dagli zingari e dagli italiani nell’area urbana di Cosenza. Nel mirino della Dda di Catanzaro, oltre all’omicidio di Luca Bruni, sono finiti presunti casi di usura ed estorsione aggravati dal metodo mafioso.
La motivazione data dai giudici cautelari di Catanzaro è riconducibile ad un difetto di motivazione relativo all’ordinanza di custodia cautelare emessa dopo il decreto di fermo firmato dal Procuratore capo Nicola Gratteri e dall’ormai ex pm antimafia di Catanzaro Camillo Falvo. Dunque, si tratta di un aspetto tecnico-giuridico che non riguarda né i gravi indizi di colpevolezza né le esigenze cautelari.