Si è conclusa con un’assoluzione la vicenda giudiziaria, iniziata molto male, per un noto broker finanziario di Rende. I fatti risalgono alla tarda serata del 5 luglio 2019 quando l’intuito dei carabinieri della Compagnia di Cosenza condusse gli stessi ad ispezionare, nel corso di un’operazione per la prevenzione e la repressione del traffico illecito di sostanze stupefacenti, il giardino di F .F. classe 1969. Nel giardino i militari dell’Arma ritrovarono, anche se ben occultate, tre piante di marijuana da 150 centimetri. Il controllo si estese quindi all’interno dell’abitazione e anche lì furono trovati 10 grammi di Marijuana già essiccata e tritata, contenuta in un barattolino. 

Il broker finanziario durante i controlli si è dimostrato collaborativo nei confronti dei carabinieri, arrivando perfino a riconoscere la propria responsabilità innanzi agli stessi escludendo ogni addebito per le altre persone presenti in casa. Lo stupefacente è stato sequestrato e trasmesso alle Sezioni Investigative Scientifiche dei Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, le quali, dopo aver certificato che il totale di principio attivo rinvenuto era pari a 2472 mg di THC, hanno stabilito che la quantità di stupefacente era in totale pari a 99 dosi medie giornaliere. 

Su queste basi,il 28 febbraio 2020, la Procura di Cosenza ha chiesto al Giudice per le Indagini Preliminari il rinvio a giudizio. Da qui si è arrivati alla celebrazione del processo presso il Tribunale di Cosenza per il reato di coltivazione illecita di sostanze stupefacenti di cui all’art. 73 D.P.R. 309/1990. L’imputato, nonostante il rischio di carcerazione in caso di condanna, ha escluso la responsabilità di altre persone, ed anche per questo non è stato possibile riconoscere la penale responsabilità dello stesso al di là di ogni ragionevole dubbio.

Il gip Branda, previa distruzione della sostanza stupefacente sequestrata, ha riconosciuto, alla luce del reale disvalore sociale della condotta posta in essere, l’inoffensività della condotta dell’imputato dal pollice verde, difeso dagli avvocati Domenico De Maio e Mario Alberelli del foro di Cosenza.