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«Il canale Revoce è a rischio esondazione». L’allarme arriva dal consigliere di minoranza di Scalea, Eugenio Orrico, che parla anche di rischio igienico sanitario. A causa del lezzo propagato nell’aria, «alcuni cittadini hanno lamentato anche disturbi di salute, come nausea e vomito». Il motivo sarebbe da ricondurre all’accumulo di fango, melma e canneti marciti che occupano l’alveo del canale. «Sotto quello che vediamo in superficie – dice ancora Orrico -, ci sono almeno altri due metri di materiale, che non sappiamo nemmeno cosa sia» e che in caso di forti piogge potrebbe riversarsi sulle strade cittadine e nei campi adiacenti.
La vicinanza al liceo Metastasio e le acque inquinate in mare
Il canale Revoce, oltretutto, si trova a ridosso del Liceo Metastasio, una scuola che ogni giorno accoglie centinaia tra studenti, docenti e personale Ata. «Ci sono strati di melma e fango – continua Orrico – e non sappiamo che cosa contengano. Sicuramente qualche scarico abusivo e rifiuti di ogni genere, come si può notare». L’altra certezza è che con le piogge abbondanti, quelle acque finiscono nel mar Tirreno, senza alcun filtro.
Le responsabilità
«Di chi è la responsabilità di questo canale – chiediamo ad Orrico -? Chi dovrebbe tenerlo pulito?» «Alcuni canali vengono puliti dal Comune, altri, come in questo caso, vengono puliti dal Consorzio di Bonifica ex Valle Lao», è la sua risposta. Poi, indica altri canali che si trovano nella medesima condizione, a rischio esondazione e a rischio igienico sanitario, portandoci sul posto per la verifica. «Credo che debba intervenire anche l’ente comunale – aggiunge – mettendo a disposizione dei terreni sui quali depositare tutti questi fanghi che creano anche occlusione. Il rischi di esondazione è altissimo». Nel frattempo, «ho sentito il dovere di investire della problematica l’assessore regionale Gianluca Gallo – conclude – considerato che con il suo assessorato è a diretto contatto con il consorzio di bonifica ex Valle Lao», oggi rinominato “Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini del Tirreno Cosentino”.