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Lo strano caso dello “Scorpion health club” di Rende, chiuso dal Comune per «motivi di incolumità pubblica» e riaperto, nel giro di pochi giorni, dal Tar della Calabria. Accade pure questo negli ultimi giorni di commissariamento del Municipio d’oltre Campagnano. E a farne le spese, seppur per poco tempo, è stato il noto centro sportivo di via Repaci.
Tutto ha origine da un’ispezione dai vigili del fuoco all’interno della struttura; non un controllo mirato, bensì un’attività eseguita in tutta Italia in ossequio a direttive nazionali. Dagli accertamenti emerge l’assenza dei documenti che attestano la presenza dei requisiti anti-incendio e, dopo aver sollevato la questione, i pompieri concedono ai titolari della palestra sessanta giorni di tempo per mettersi a posto.
Burocrazia, niente di più. Non c’è un problema di sicurezza per gli utenti, anche perché si tratta di un impianto già “benedetto” dal Coni e concepito proprio per l’esercizio dello sport. Sembra finita lì, insomma, ma quando la relazione dei vigili arriva negli uffici di piazza Rossini, il tutto viene riconsiderato sotto una luce più sinistra.
È un dirigente del Municipio a mettere in correlazione l’assenza di quella documentazione anti-incendio con i «motivi di incolumità pubblica» che, lo scorso 16 maggio, lo portano a emettere un’ordinanza «contingibile e urgente» con cui intima la chiusura della struttura e la sospensione di ogni attività all’interno della stessa.
Una misura giudicata abnorme dai gestori dello “Scorpion” che, per il tramite dell’avvocato Luigi Monaco, presentano subito un ricorso al Tar della Calabria per chiedere la sospensione del provvedimento. Non c’erano motivi, rileva il difensori, per arrivare alla chiusura dell’impianto, considerato che la sicurezza dello stesso non è mai stata in discussione.
Una decisione del genere, aggiunge il legale, oltre a essere prerogativa del sindaco o dei commissari – e non di un dirigente comunale – avrebbe dovuto essere presa non in modo unilaterale, ma dando la possibilità alla “Scorpion” di partecipare al procedimento.
E c’è poi un’altra obiezione sollevata da Monaco nel ricorso: la piscina della palestra, spiega, è utilizzata a scopi terapeutici da bambini autistici o affetti da disabilità intellettive e motorie che, in caso di chiusura dell’impianto, non saprebbero più dove andare. Morale della favola: proprio sulla scorta di questo “periculum”, il Tar ha sospeso gli effetti dell’ordinanza in attesa della discussione nel merito in programma il prossimo 18 giugno. Nel frattempo, dopo poco meno di una settimana di stop forzato, le attività sportive alla “Scorpion” sono riprese normalmente da mercoledì.
Ultimi giorni – al più settimane – di commissariamento del Municipio rendese, dicevamo. In tutto ciò, il caso Scorpion non è rappresentativo di un clima, ma è solo il colpo di coda di una stagione, quella sta per chiudersi, connotata dall’incertezza, sia politica che amministrativa.