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La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catanzaro nei confronti di Umberto Franco Conforti, indagato per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti con aggravante mafiosa, oltre che per due episodi di spaccio risalenti al 2019. La posizione di Conforti era stata inserita dalla Dda di Catanzaro nel gruppo capeggiato da Michele Di Puppo.
La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, proposto dagli avvocati Cristian Cristiano e Marcello Manna, che denunciavano la mancanza di un’autonoma valutazione nella motivazione dell’ordinanza genetica. Secondo la difesa, il provvedimento cautelare si limitava a un «approccio generale e indistinto» non fondato sulle posizioni dei singoli indagati.
La Cassazione ha richiamato il consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sentenza Capasso, 2016), secondo cui «Il legislatore del 2015 ha chiaramente mostrato, anche con interventi paralleli su più norme, di considerare fra gli obiettivi connotanti la riforma quello di sanzionare qualsiasi prassi di automatico recepimento, ad opera del giudice, delle tesi dell’Ufficio richiedente, così da rendere effettivo il doveroso controllo giurisdizionale preteso dalla Costituzione prima che dalla legge ordinaria».
La Cassazione ha ribadito: «La riforma impedisce dunque al giudice del riesame di riformare i provvedimenti cautelari afflitti dalle più gravi carenze motivazionali (motivazione “radicalmente assente o meramente apparente“, o “mancante in senso grafico” o consistente in mere “clausole di stile” di consistenza argomentativa nulla».
Nel caso di Conforti, è stato rilevato che «il Tribunale non ha fatto corretta applicazione dei principi indicati. La valutazione del Giudice per le indagini preliminari è stata compiuta in modo cumulativo con quella di Paolo Elia, richiamando testualmente – senza aggiungere alcunché – la informativa di indagine e la domanda cautelare». E ancora: «Il Tribunale, cui la questione era stata devoluta, è silente, essendosi limitato a richiamare principi giurisprudenziali, senza tuttavia spiegare quale sarebbe stata nella specie la valutazione autonoma del quadro indiziario».
Analogamente, anche per le esigenze cautelari la motivazione è stata giudicata inadeguata: «Compiuta per il ricorrente in un unico breve tratto motivazionale insieme a decine di coindagati, senza nessuna distinzione».
La Suprema Corte ha quindi inteso riaffermare il principio secondo cui il controllo giurisdizionale sull’imposizione delle misure cautelari non può mai essere una mera ratifica delle richieste del pubblico ministero, ma richiede una puntuale e distinta valutazione delle posizioni individuali. La scarcerazione di Conforti è stata disposta con effetto immediato.