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Il decesso di Giuseppe Domanico, operaio morto a Cerzeto (nella frazione di San Giacomo) il 13 dicembre del 2016, sarà oggetto di un processo che inizierà il prossimo 10 marzo 2020 davanti al giudice monocratico del tribunale di Cosenza, Francesca De Vuono. Oggi il gup del tribunale di Cosenza, Piero Santese ha rinviato a giudizio due persone, accusate di omicidio colposo. Udienza preliminare lunga e complessa per via delle perizie e controperizie che hanno ravvivato il dibattito processuale. Documenti che, ovviamente, saranno parte integrante dell’istruttoria dibattimentale nel corso della quale i familiari della vittima, rappresentati dagli avvocati Elvira Domanico e Amerigo Cetraro, vorranno sapere se i due imputati abbiano avuto responsabilità o meno sulla scomparsa del loro caro.
Operaio morto a Cerzeto, patteggiamento già definitivo
Intanto la procura di Cosenza ha già ottenuto un patteggiamento in merito alla posizione di V. S. (difeso dagli avvocati Emilio Lirangi e Angelo Pugliese), institore della ditta di costruzioni per la quale lavorava Giuseppe Domanico. L’uomo, infatti, ha patteggiato la pena a un anno e 10 giorni. A processo invece ci saranno Patrizia Cicirelli (difesa dagli avvocati Emilio Lirangi e Angelo Pugliese), legale rappresentante della ditta di costruzioni, che aveva avuto in subappalto i lavori per la realizziamo di un tratto di rete fognaria nel comune di Cerzeto, e Francesco Stamile (difeso dall’avvocato Nicola Carratelli), in qualità di coordinatore per la progettazione del comune di Cerzeto, nonché in qualità di coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione dei lavori di completamento delle reti fognarie e idriche di Cerzeto.
Quali sono le accuse mosse ai due imputati?
La procura di Cosenza, rappresentata nel procedimento penale dal pubblico ministero Domenico Frascino, ritiene che i due imputati abbiano cagionato la morte di Giuseppe Domanico, violando le norme in tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro. L’uomo dopo essere sceso per mezzo di una scala semplice sul fondo dello scavo, eseguito a margine di via Corso Nuovo dalle dimensioni di 4,80 metri di lunghezza, 0,80 metri di larghezza e 2,60 metri di profondità, al fine di controllare i livelli dello scavo e procedere al posizionamento della rete fognaria, è stato travolto e seppellito dal franamento del terreno della parte dello scavo.
La perizia medico-legale, richiesta dal sostituto procuratore Domenico Frascino, ha dimostrato che Giuseppe Domanico è morto per asfissia traumatica per compressione toracica associata ad ostruzione meccanica delle vie respiratorie intasate di terriccio. Le indagini hanno rilevato, inoltre, che i soccorsi sono arrivati in ritardo, tanto che i testimoni hanno riferito che l’uomo dava segni di vita sotto la frana per parecchio tempo, chiedendo aiuto a coloro i quali si trovavano lì in quel momento.
Nel mirino della procura di Cosenza finiscono anche altri soggetti
Sempre Stamile, secondo la procura di Cosenza, non avrebbe verificato che nei piani operativi di sicurezza fossero individuate le misure preventive e protettive, integrative rispetto a quelle inizialmente contenute nel Piano di sicurezza e Coordinamento in relazione ai rischi connessi alle rispettive lavorazioni in cantiere. Infine, le parti civili nel 2018 hanno presentato una nuova denuncia, chiedendo che le indagini fossero estese anche ad altri soggetti, per i quali l’ufficio inquirente diretto da Mario Spagnuolo procede separatamente. Accuse, comunque, da provare nel processo che prenderà il via nel nuovo anno.