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L’omicidio del boss Luciano Martello, datato 12 luglio 2003, tornerà attuale il prossimo 16 settembre quando, a Catanzaro, avrà inizio il processo d’appello contro Luigi Berlingieri, già condannato all’ergastolo, lo scorso novembre, perché ritenuto colpevole di aver fatto parte del commando entrato in azione, ventidue anni fa, per uccidere l’allora capo della malavita di Fuscaldo.
Un’azione di fuoco che, come già ricostruito in altre inchieste antimafia, matura nel contesto della faida esplosa tra il clan Serpa di Paola e il gruppo guidato da Martello. In tal senso, l’eliminazione di quest’ultimo avrebbe rappresentato una risposta all’uccisione di Pietro Serpa avvenuta poco tempo prima.
Fu una guerra, quella, ad alta intensità che, stando alla ricostruzione degli investigatori, attraverso il solito gioco di alleanze coinvolse anche le cosche della città di Cosenza, in particolare la famiglia Bruni “Bella-Bella” e quella degli zingari, all’epoca gemellate con i paolani.
E qui entra in gioco Berlingieri, contro il quale, nel primo processo, puntavano il dito tre pentiti come Daniele Lamanna, Gennaro Bruni e Franco Bruzzese, le cui testimonianze, a conti fatti, sono state ritenute credibili dai giudici della Corte d’assise cosentina. Ancora qualche mese e sapremo se i loro colleghi del capoluogo sono o no dello stesso avviso. A difendere l’imputato in aula, ci sarà l’avvocato Nicola Rendace.