Si è svolto oggi l’interrogatorio di garanzia di Marco Abbruzzese, alias “U’ Palumm”, accusato dalla Dda di Catanzaro di essere il nuovo “reggente” dell’omonimo clan di Cassano all’Ionio. Secondo i carabinieri, il suo ruolo gli sarebbe stato attribuito dopo una serie di arresti effettuati dalle forze dell’ordine, nell’ambito delle operazioni “Kossa”, “Gentlemen 2” e “Athena”.

Durante l’interrogatorio, davanti al gip distrettuale Gilda Danila Romano, il giovane indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha deciso di rilasciare dichiarazioni spontanee per chiarire alcuni aspetti dei fatti contestati.

Le accuse alla ‘ndrangheta di Cassano: i reati contestati a Marco Abbruzzese

La Dda di Catanzaro, con i pm Alessandro Riello e Stefania Paparazzo, contesta tre reati a Marco Abbruzzese. In primo luogo, gli viene imputata l’estorsione ai danni di un imprenditore, al quale avrebbe ripetutamente chiesto somme di denaro per la “protezione” delle sue attività edili. In particolare, Abbruzzese avrebbe preteso il 3% del valore di un appalto pubblico vinto dall’imprenditore a Cassano all’Ionio, oltre al pagamento del “pizzo” per un altro cantiere a San Demetrio Corone. Le minacce, legate alla cosca Abbruzzese, avrebbero garantito all’imprenditore l’immunità da atti violenti, ma quest’ultimo si è rifiutato di pagare.

Un altro episodio di estorsione riguarda uno stabilimento balneare a Villapiana Scalo. La terza accusa riguarda l’appartenenza al clan operante nella Sibaritide, insieme a Finizia Pepe, moglie di Nicola Abbruzzese, alias “Semiasse”.

L’interrogatorio di garanzia

Nel corso dell’interrogatorio, Marco Abbruzzese ha reso dichiarazioni spontanee, affermando di lavorare nel settore della raccolta del ferro. Ha spiegato che tra le aziende con cui collaborava c’era quella dell’imprenditore che lo ha denunciato. Secondo quanto riferito dall’indagato, l’imprenditore gli avrebbe ceduto il materiale ferroso, negando di aver avanzato richieste estorsive.

La difesa ha inoltre ricostruito che, anche nell’aprile scorso, uno dei dipendenti dell’azienda avrebbe telefonato a Marco Abbruzzese per avvisarlo che poteva passare a raccogliere il ferro. Questo, secondo l’avvocato Giorgia Greco, dimostrerebbe che l’imprenditore, pur avendo denunciato l’indagato l’11 marzo 2024, avrebbe continuato a mantenere rapporti commerciali con lui anche dopo aver sporto querela. La telefonata citata dalla difesa, sostiene l’avvocato, può essere riscontrata dal cellulare dell’indagato. Il gip si è riservato di decidere.