Si avvia verso il dibattimento un presunto caso di malasanità contestato dalla procura di Castrovillari a quattro medici che nel settembre del 2017 erano in servizio presso l’ospedale Spoke di Rossano. Il gup del tribunale di Castrovillari, ha rinviato a giudizio quattro medici, prosciogliendo da ogni accusa altri tre imputati e stralciando la posizione di un altro.

La ricostruzione dei fatti

Un paziente nel settembre 2017 fu operato d’urgenza a causa di una occlusione intestinale all’ospedale Spoke di Rossano; dopo una prima fase in cui sembrava che si stesse rimettendo, tuttavia, ha iniziato ad avere un peggioramento progressivo che, nell’arco di 5 giorni, lo ha portato al decesso. I familiari hanno sporto formalmente querela per omicidio colposo chiedendo alla procura di Castrovillari di accertare eventuali responsabilità penali nelle condotte dei sanitari che, nelle diverse fasi del ricovero, hanno avuto in cura il congiunto. 

L’esito dell’autopsia

Immediatamente, il PM dispose l’autopsia conferendo incarico a due consulenti specialisti in medicina legale e Chirurgia generale. I due consulenti hanno accertato diversi profili censurabili nell’operato dei medici che si sono occupati del trattamento clinico del paziente: in primo luogo, l’autopsia ha permesso di verificare che già l’intervento chirurgico eseguito d’urgenza non sarebbe risultato conforme alle leges artis e, quindi, alle linee guida internazionali. Tuttavia, a parere dei tecnici, la scelta chirurgica errata non avrebbe una correlazione diretta con la causa del decesso, da loro individuata in sede di autopsia in una «sindrome da disfunzione multiorgano in paziente settico con ileo paralitico postoperatorio».

Nello specifico, spiegano i consulenti del PM, le carenze individuabili nelle condotte dei sanitari imputati nel processo hanno riguardato essenzialmente il periodo postoperatorio e sono state sintetizzate: nella precoce rimozione del sondino naso gastrico, nella omissione della profilassi tromboembolica postchirurgica, nel ritardo nell’esecuzione di un esame strumentale fondamentale ai fini diagnostici (Tac) conseguente al peggioramento dei sintomi del paziente, nel ritardo della diagnosi di una complicanza postoperatoria e nel ritardo/mancanza di una tempestiva esecuzione di un secondo intervento chirurgico. Pertanto, l’incompleta gestione postoperatoria e il ritardo diagnostico e terapeutico avrebbero determinato l’evento morte, secondo quanto stabilito dai tecnici incaricati dalla Procura.

L’esito dell’udienza preliminare

Il 3 marzo scorso si è svolta l’udienza preliminare innanzi al GUP di Castrovillari all’esito della quale, dopo aver disposto una precisazione del capo di imputazione al PM, è stato emesso il decreto che dispone il giudizio nei confronti di quattro medici all’epoca in servizio presso il reparto di Chirurgia dell’ospedale di Rossano. Contestualmente il Gup ha prosciolto 3 imputati, all’epoca dei fatti rispettivamente anestesista, strumentista ed infermiere per insussistenza di elementi idonei a supportare l’accusa in giudizio. In ultimo, è stato disposto lo stralcio della posizione di un sanitario per accertamento tecnico sulla sua capacità di stare in giudizio. 

Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Giovanni Zagarese, Carelli, Basile, Scatozza, Fusaro, Mundo. Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Puterio e Emilia Francesca Aceto. Si è costituita in giudizio l’ASP di Cosenza in qualità di responsabile civile, con il legale Lussana. Il dibattimento è fissato per il prossimo 4 maggio.