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La Dda di Catanzaro ha presentato appello al Riesame contro l’ordinanza del gip di Catanzaro che aveva deciso di concedere gli arresti domiciliari a Marco Abbruzzese, alias “U Palumm”, ritenuto dagli investigatori l’ultimo presunto “reggente” del clan degli “zingari” di Cassano all’Ionio. I magistrati antimafia ritengono che, nonostante le gravi condizioni di salute dell’indagato, il suo quadro clinico possa essere monitorato adeguatamente anche in carcere, e non attraverso la misura meno severa degli arresti domiciliari.
La decisione del gip e la motivazione del cambio di misura cautelare
La decisione di concedere gli arresti domiciliari a Marco Abbruzzese è stata presa dal gip Gilda Danila Romano, che ha ritenuto che le condizioni di salute dell’indagato, documentate da una grave patologia in fase cronica, giustificassero il cambio della misura cautelare. Secondo la difesa, Abbruzzese necessitava di cure e accertamenti continui in ambienti specifici e dedicati, come evidenziato dalla relazione sanitaria. Tuttavia, il giudice ha anche sottolineato il mancato riscontro da parte delle autorità competenti, che non hanno dato seguito alla richiesta di intervento sanitario nonostante il sollecito.
Nel suo provvedimento, il gip ha riconosciuto che le condizioni psico-fisiche di Abbruzzese compromettevano la sua salute, ma ha ritenuto che queste non fossero sufficienti per inibire completamente l’esecuzione della misura cautelare. Pertanto, è stato disposto un “equo contemperamento” con la detenzione domiciliare, soggetta all’applicazione del braccialetto elettronico, la cui mancata disponibilità immediata non avrebbe impedito l’esecuzione della misura.
Le accuse a Marco Abbruzzese e la sua posizione nel clan degli “zingari”
Marco Abbruzzese è indagato dalla Dda di Catanzaro per gravi condotte estorsive. Secondo l’accusa, avrebbe richiesto ingenti somme di denaro a un imprenditore del settore edile, vantando la protezione della cosca di cui sarebbe espressione. In particolare, Abbruzzese avrebbe preteso il 3% del valore di un appalto pubblico vinto a Cassano all’Ionio e anche il pagamento di un “pizzo” in relazione a un altro cantiere a San Demetrio Corone. L’imprenditore si sarebbe rifiutato di pagare, portando così all’avvio dell’indagine. La protezione promessa da Abbruzzese si sarebbe tradotta in una garanzia di “immunità da atti violenti”. L’indagato è difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Iorio.