Ieri sera, al Pronto Soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme, un’infermiera è stata protetta da un’aggressione da parte di un paziente in evidente stato di agitazione, grazie al pronto intervento di due medici cubani che stavano condividendo il turno con lei.

Il paziente, un uomo di nazionalità straniera, era arrivato in ospedale intorno alle 18:30 manifestando malore. Era agitato e nervoso e, dopo l’applicazione della flebo, l’infermiera stava cercando di convincerlo a restare sdraiato. L’uomo, a questo punto, ha cominciato ad aggredire la donna strappandole gli occhiali e dandole un primo colpo. A frapporsi subito tra la collega e il paziente, ed evitare il peggio, è stato un dottore cubano il cui gesto ha scatenato l’ira del paziente che si è strappato la flebo dal braccio e ha rivolto l’aggressione nei confronti del medico con una serie di pugni. A questo punto il secondo dottore cubano si è prodigato nel cercare di aiutare a contenere il paziente.

Nel frattempo qualcuno ha allertato i carabinieri che, stando alle testimonianze, sono arrivati dopo 15/20 minuti, ad ogni modo un tempo che è sembrato infinito. L’uomo ha preso a calci e pugni le porte dei box riuscendo ad entrare nella stanza in cui si erano rifugiati i medici cubani, che ormai erano stati presi di mira, e ha ripreso ad aggredirli. Solo dopo un lungo lavoro i militari sono riusciti a contenere il paziente. I due dottori hanno avuto una prognosi di 10 e 15 giorni mentre l’infermiera, per fortuna, di tre giorni, grazie all’intervento tempestivo e generoso dei medici.

L’episodio avvenuto ieri a Lamezia è l’ennesimo esempio dei pericoli che vive il personale medico, specie nelle strutture di emergenza.

A Lamezia non è prevista l’esistenza di presidi di sicurezza h24 da parte delle forze dell’ordine. È presente un solo poliziotto ma i suoi turni non coprono le 24 ore. Perché così è stato disposto. Ma così non può andare avanti e il personale medico non deve essere costretto a difendersi da solo.