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L’inchiesta della procura di Cosenza, condotta dai carabinieri e dalla Guardia di Finanza, ha permesso di ricostruire le ore non lavorate, ma pagate alla Cooperservice. Si tratta di un’indagine, quella coordinata dal pm Margherita Saccà e dal procuratore capo, Mario Spagnuolo, che ha messo in luce una presunta truffa ai danni dello Stato con la collaborazione di alcuni dipendenti dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. Sebbene siano stati riportati dati incontrovertibili circa il monte ore fatturato, ma non lavorato, le attività investigative sembrano soffermarsi troppo sui numeri, badando poco a una frase che, probabilmente, è la chiave di tutto.
La tangente della Coopservice
E’ il 6 febbraio del 2019, ore 12.46, quando l’indagata Monica Fabris parla con Vasco Salsi dell’inchiesta avviata dalla procura di Cosenza. «Beh se vanno in fondo alla questione di Cosenza sono fottuti, perché lì ne sono certa che è stata pagata una tangente! Ne sono certa! E anche se non mi ricordo a chi è stata pagata, basta solo che vanno sulle fatture registrate di Coopservice, la trovano perché l’importo invece lo ricordo a memoria, scavano un po’ e trovano che sono stati pagati migliaia… centinaia di migliaia di euro per servizi non resi… e qualcuno dovrà dare spiegazioni del perché!». In sostanza, Monica Fabris fa un atto d’accusa che, tuttavia, non viene valorizzato dagli inquirenti.
Un’inchiesta che prosegue…
Le questioni preliminari dell’inchiesta vertono su due cose. La prima: la Coopservice ha sempre chiesto il pagamento di ore in relazione a servizio mai resi e che mai avrebbe matematicamente potuto rendere. La seconda: i vertici dell’Azienda ospedaliera, deputati al controllo dei lavori, perché hanno chiuso un occhio, favorendo la società emiliana? La procura di Cosenza, ieri in conferenza stampa, ha spiegato che tutto ciò non poteva avvenire senza la complicità dei dirigenti dell’Ao di Cosenza, per i quali è stata chiesta l’interdizione dai pubblici uffici (leggi qui).
Questa inchiesta, dunque, rappresenta il primo capitolo di una storia giudiziaria che probabilmente viaggerà su più binari investigativi. Non solo calabresi.