E’ giunta nel tardo pomeriggio di oggi, la sentenza assolutoria emessa dal tribunale di Paola, nella persona del giudice, Alfredo Cosenza, in merito alla triste vicenda in cui un operaio specializzato, Antonio Bufanio, nell’aprile del 2013, aveva perso la vita mentre era intento a sostituire un fusibile all’interno di una cabina di alta tensione, l’alimentazione del depuratore di Fiumefreddo Bruzio.

In relazione al fatto vennero imputati per cooperazione colposa nel delitto di omicidio colposo, Achille Taglialatela, all’epoca Amministratore della IMPEC Costruzioni s.p.a., in qualità di committente dei lavori; l’Ing. Fabio Iaccino, responsabile dell’UTC dell’Ente proprietaria dell’impianto; Giampiero Poltero quale legale rappresentante della tecnologia e sicurezza in qualità di datore di lavoro che aveva inviato l’operaio ad eseguire la riparazione presso l’impianto di depurazione.

La contestazione rivolta a tutti i coimputati, poggiava sull’assunto che non fossero state osservate, da questi, le regole di condotta volte ad impedire il rischio e la verificazione dell’evento. L’accusa, nel chiedere la condanna per tutti a 3 anni di reclusione, ha insistito sull’esistenza di un nesso causale comune a tutti gli imputati, i quali, a vario titolo, avrebbero contribuito a creare le condizioni da cui scaturiva il fatale incidente.

Si contestava la mancata/adeguata manutenzione dell’impianto, la mancata adozione dei dispositivi finalizzati a garantire la sicurezza del dipendente sul posto di lavoro e la mancata predisposizione di misure tecniche ed organizzative atte ad eliminare o ridurre al minimo i rischi sull’intervento da eseguire.

Il lungo processo, in cui si alternavano consulenti e periti altamente specializzati, si concludeva con articolati interventi dei difensori, i quali, unitamente alle ragioni giuridiche, svisceravano gli aspetti di natura tecnica che determinavano l’evento. In particolare, la difesa di Poltero, assistito dagli avvocati, Enzo Belvedere e Claudio Cavaliere, ribadiva come, diversamente da quanta sostenuto dall’Ufficio di Procura, non solo vi fosse stata un’adeguata osservanza da parte di Poltero di tutte le norme di protezione – applicabili all’epoca della verificazione dell’evento – ma, altrui, come il fatto stesso collegato ad un accidentale cedimento strutturale che rendeva imponderabile, ex-ante, il verificarsi di un accadimento di certo non imputabile al datore di lavoro.

Gli avvocati, Enzo Belvedere e Claudio Cavaliere esprimono soddisfazione per la conclusione di un processo che per molti anni ha pesato fortemente sull’animo del loro assistito. Aldilà del risultato professionale conseguito manifestano la loro vicinanza ai familiari della vittima.