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Sono passati cinque mesi dal giorno in cui il gip del tribunale di Paola aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei componenti della famiglia Tricarico, ex titolare della omonima clinica privata, situata nel comune di Belvedere Marittimo. La società che gestiva la struttura sanitaria è fallita e per i Tricarico sono iniziati i guai. Condotte illecite confermate oggi dal gup del tribunale di Paola che ha condannato, in abbreviato, Ciro Rosano Tricanico a cinque anni di carcere e Fabrizio Rosano Tricarico a tre anni di reclusione. Pasquale Rosano Tricarico e Carmen Rosano Tricarico sono stati rinviati a giudizio. (LEGGI QUI I DETTAGLI DELL’INCHIESTA)
Dagli arresti alla sentenza di condanna: tutto in pochi mesi
L’inchiesta della procura di Paola, coordinata dal procuratore capo Pierpaolo Bruni, trova dunque corrispondenza giurisprudenziale nella sentenza di primo grado, emessa in tempi record rispetto alla fase della chiusura delle indagini preliminari, arrivata quasi contestuale all’emissione del provvedimento cautelare. Indagine di qualità che ha smascherato un buco di 100 milioni di euro, ovvero soldi pubblici che attraverso il sistema degli accreditamenti reggevano il castello finanziario dei Tricarico, crollato poi a causa di una gestione scellerata del patrimonio. Milioni di euro distratti per acquistare beni di lusso con una spregiudicatezza che non è passata inosservata ai finanzieri che, con il coordinamento della procura di Paola, hanno scoperchiato il cosiddetto “vaso di Pandora”.
Si è trattato di far venire a galla quei meccanismi ben oliati che servivano, attraverso mezzi fraudolenti, a trarre il massimo profitto dalla gestione economica della clinica. L’accusa di bancarotta fraudolenta, quindi, è rimasta ben salda dinanzi al giudice del merito, mentre è venuta meno l’accusa di associazione per delinquere.
Imputati condannati per bancarotta fraudolenta
All’epoca dell’ordinanza di custodia cautelare, infatti, il gip di Paola ha valutato positivamente i gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli odierni imputati, rilevando che «i componenti della famiglia Tricarico si sono accordati tra loro allo scopo di commettere più delitti di bancarotta mediante un patto stabile e permanente quantomeno dall’anno 2011, allorquando veniva stipulato il simulato contratto di affitto di azienda tra INR e CRT». Questa inchiesta, quindi, si inserisce a pieno titolo nel fallimento socio-sanitario della gestione pubblica della Salute dei calabresi, visto cosa è successo in questi anni per quanto riguarda quei rapporti “malati” tra pubblico e privato. Gestione illecita che Ciro e Fabrizio Tricarico ora pagano a caro prezzo.
Si conferma dunque l’alto tasso di condanne, rispetto alle accuse iniziali, ottenute dalla procura di Paola. Numeri che erano stati già evidenziati in un report dettagliato, nel quale si evince celerità tra la fase preliminare delle indagini e la sentenza di primo grado. Una garanzia per i cittadini, secondo quanto prevede la Costituzione. Tutto ciò, dunque, si tramuta in una ragionevole durata del processo.