Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Carichi di hashish e cocaina consegnati dalla Camorra alla ‘Ndrangheta in cambio di eroina e soldi. Sarebbe stato questo l’accordo stretto negli anni scorsi tra una costola del clan Forastefano di Cassano allo Jonio e il gruppo criminale di Secondigliano. I dettagli di questo traffico sono stati resi noti alla Dda di Catanzaro da un camorrista pentito: Marco Castellucco, 43 anni, di professione tappezziere e con un passato da calciatore dilettante.
In un interrogatorio scottante, che fino ad ora non ha avuto seguiti giudiziari, l’uomo si presenta come fuoriuscito «dal clan Caldarelli-Sarno» dove svolgeva mansioni di guardaspalle del capo Gennaro Caldarelli. A partire dal 2008 Castellucco si trasferisce a Trebisacce, sullo Jonio cosentino, località che era solito frequentare fin da bambino – «la mia famiglia è originaria di Castrovillari» – e da quella postazione comincia a importare droga da Napoli, rifornendo un circolo ristretto di amici e conoscenti.
I suoi traffici, però, non passano inosservati, tant’è che un giorno esponenti del clan Forastefano lo chiamano a colloquio. «Mi chiesero se avevo possibilità di fargli arrivare fumo o cocaina da Napoli, in quantitativi però enormi, cioè si parla di quattro o cinque chili di fumo, e di uno o due chili di cocaina (…) E io risposi sarei andato a Napoli e avrei parlato con alcuni amici appartenenti al clan di Secondigliano».
I camorristi avevano bisogno di eroina e, a quanto pare, i Forastefano ne erano ben forniti. «La compravano dagli albanesi – precisa Castellucco – per diciannovemila euro al chilo». I Cassanesi, dal canto loro, reclamavano cocaina che, da Secondigliano, erano disposti a cedere al prezzo di quarantasettemila euro al kg. Questi i termini dell’affare, dunque, concretizzatosi poi in un paio di viaggi compiuti dall’ex calciatore tappezziere sulla rotta Napoli- Sibaritide.
A un certo punto, però, quel business subisce un intoppo per via del mancato pagamento di un carico di droga da parte dei calabresi. La situazione è sul punto di precipitare quando i napoletani calano, armi in pugno, sullo Jonio cosentino per incassare i loro crediti. In quel momento, Castellucco comprende di aver messo a rischio la propria vita e quella dei suoi tre figli, e così decide di pentirsi.
Poco prima, però, è venuto a conoscenza di un altro intrallazzo ordito in combutta dai cosentini con i napoletani. Ai magistrati rivela pure quest’ultimo retroscena: «Erano in corso i lavori di ammodernamento del bivio Firmo-Sibari sull’autostrada Sa-Rc. Si trattava di un appalto da sei milioni di euro e loro pensavano di chiedere alla ditta una tangente del dieci per cento. Era una torta da 600mila euro e, duecentomila sarebbero dovuti finire nelle casse della Camorra. Non so se poi quell’affare andò in porto oppure no».