Un’estorsione aggravata dal metodo mafioso, consumata ai danni di un giostraio, è al centro del capo 95 della sentenza Reset. La Corte ha riconosciuto la responsabilità di Gianluca Maestri e Francesco Patitucci per aver imposto il pagamento di mille euro alla vittima, proprietario della ruota panoramica installata in Piazza dei Bruzi durante le festività natalizie del 2019.

Il meccanismo estorsivo, emerso da una serie di intercettazioni ambientali e telematiche, ricalca quello già analizzato in altri capi d’imputazione, dove l’attività economica – in questo caso itinerante – veniva attratta nella rete di imposizioni della cosca cosentina. In particolare, la conversazione del 16 dicembre 2019 tra Maestri e un altro imputato di Reset ha permesso di ricostruire i movimenti e le pressioni economiche a carico della vittima.

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«Ci siamo visti là con loro … ora ci dà tre e cinque… quelli della… della giostra!», dice Maestri. E ancora: «perché gli devi dire che vogliono gli altri soldi». A un imputato di Reset, il compito di sollecitare la vittima, “educativamente”, come chiarisce lo stesso Maestri: «gli dici … compà, ora non me ne devi dare quattrocento, me ne devi dare settecento, sennò ti mando all’ospedale».

La persona offesa, escussa a sommarie informazioni nel settembre 2020, confermò l’allestimento della giostra durante il Natale 2019 e i problemi legati al maltempo, ma non ammise alcuna richiesta estorsiva. Una circostanza che, secondo il giudice, “non inficia la ricostruzione”, trattandosi di una «tipica reazione difensiva della vittima, timorosa di eventuali ritorsioni».

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Le prove raccolte hanno permesso di delineare il ruolo di Maestri come «gestore delle riscossioni del denaro delle estorsioni sul territorio», nonché «intermediario diretto tra i riscossori e il boss Francesco Patitucci». Emblematico il passaggio in cui lo stesso Maestri afferma: «stasera devo andare da Francesco e mi devo far dire la situazione».

Secondo il giudice Giacchetti, l’estorsione si colloca in un più ampio contesto di “bacinella comune”, ovvero la raccolta sistematica dei proventi illeciti da redistribuire tra i sottogruppi dell’associazione mafiosa, «a riprova della tipica metodologia mafiosa».

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Alla luce degli elementi emersi, il gup ha condannato Gianluca Maestri e Francesco Patitucci per estorsione aggravata. Viene invece assolta la posizione di Luca Simerano, per il quale il giudice ha rilevato «l’insufficienza delle fonti probatorie», precisando che il suo nome emerge «in modo incidentale» da un’intercettazione, senza che vi siano elementi in grado di dimostrare la «consapevolezza dell’imputato circa la natura illecita della dazione di denaro».