L’inchiesta sulla morte di Santo Nigro, commerciante originario di Belvedere Marittimo ucciso nel 1981 a Cosenza dal clan Perna-Pranno, non coinvolge soltanto Mario Pranno e Francesco Cicero, ma anche altre quattro persone. Si tratta dei collaboratori di giustizia Aldo Acri e Francesco Saverio Vitelli, del boss ergastolano Pasquale Pranno e Antonio Musacco.

Gli arresti di Mario Pranno e Francesco Cicero, accusati rispettivamente di essere il presunto mandante e il presunto favoreggiatore del killer Aldo Acri, arrivano a quasi 40 anni di distanza dall’assassinio. Questo perché le dichiarazioni degli storici collaboratori di giustizia erano rimaste in sospeso e la Dia di Catanzaro, su impulso della Dda di Catanzaro – coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri – ha messo insieme gli elementi indiziari, arrivando a una richiesta di misura cautelare, accolta non totalmente dal gip antimafia Paola Ciriaco. 

Cosenza criminale, le contestazioni a Mario Pranno e Francesco Cicero

Nel 1981 la città di Cosenza era sotto assedio dai gruppi mafiosi emergenti. Erano gli anni successivi al delitto di Luigi Palermo, “u’ Zorro”, che aveva completamente modificato il quadro criminale. I fratelli Pranno, Mario e Pasquale, insieme a Francesco Saverio Vitelli erano tra i più sanguinari elementi di spicco dell’allora ‘ndrangheta cosentina. 

La storia giudiziaria in esame parla di un rifiuto di Santo Nigro di pagare il “pizzo”. Il commerciante non voleva piegarsi alla cosca. Così, i capi del clan decisero che la vittima meritava una lezione. Da Nigro si presentò Aldo Acri che prima lo picchiò a sangue e poi lo ferì mortalmente all’interno del negozio di allestimento in via Popilia a Cosenza. 

«Ucciso da esempio per chi non pagava»

Secondo quanto riferito dai pentiti, Aldo Acri non agì da solo. Carmine Luce, oggi deceduto, e Francesco Cicero avrebbero dato copertura al killer, restando all’esterno del negozio, mentre Francesco Saverio Vitelli e Mario Pranno avrebbero atteso gli assassini nei pressi della sede della vecchia Questura di Cosenza, provvedendo al loro recupero. Il sacrificio di Santo Nigro «doveva servire da esempio per chi non pagava» disse negli anni ’90 il pentito Giuseppe Vitelli, fratello di Francesco Saverio. Quest’ultimo, inoltre, confermò di aver deliberato l’omicidio insieme a Mario Pranno. «Ne discutemmo io e lui» riferì ai pm della Dda di Catanzaro.

Conferme sui ruoli degli indagati sono arrivati nel tempo anche da altri pentiti, quali Francesco Tedesco e Roberto Pagano. Il killer, Aldo Acri si accusò del delitto, chiamando in correità tutti gli altri. «E’ stato deciso unitamente ai fratelli Pranno, Mario e Pasquale, che erano paritetici dei Vitelli all’interno del gruppo» operante a Cosenza.

Le parole di Mario Pranno

Quando Mario Pranno per un periodo aveva iniziato a collaborare con la giustizia, ritornando successivamente sui propri passi, si sarebbe assunto la paternità dell’assassinio di Santo Nigro, spiegando che il commerciante fu eliminato per non aver soddisfatto le richieste estorsive del gruppo mafioso di Cosenza.

Le valutazioni del gip antimafia di Catanzaro

Il gip Paola Ciriaco ritiene sussistenti i gravi indizi colpevolezza nei riguardi di Mario Pranno e Francesco Cicero. «Le dichiarazioni autoaccusatorie di Mario Pranno costituiscono ulteriore riscontro» alle parole riferite dagli altri indagati nell’ambito dell’inchiesta sul delitto di Santo Nigro, imprenditore di Cosenza.

Per quanto riguarda, Pasquale Pranno il gip scrive che «le chiamate in reità dei collaboratori appaiono del tutto generiche e non circostanziate, ed in alcun modo riscontrate in termini estrinseci individualizzanti». Per questo motivo il gip di Catanzaro non ha accolto la richiesta di misura cautelare in carcere. Gli interrogatori di garanzia si terranno domani mattina in carcere. Mario Pranno è difeso dagli avvocati Marcello Manna e Gianluca Garritano, mentre Francesco Cicero è assistito dall’avvocato Riccardo Maria Panno.