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Mi rivolgo al commissario alla Sanità Longo e al presidente Spirlì affinché aprano una inchiesta per individuare le responsabilità ed accertare come è potuto accedere un caso di malasanità che ha avuto per protagonista una novantenne di Caloveto che si era fratturata il femore e ha dovuto sopportare una via crucis che l’ha vista rimbalzare dal pronto soccorso di Corigliano a Trebisacce da Cosenza a Rossano per poi essere riportata a casa suae da qui, solo grazie all’interessamento di un dottoressa del presidio di Trebisacce,èriuscita finalmente ad essere trasferita a sue spese con un’ambulanza privata all’ospedale diPolicoro.
Bene ha fatto il sindaco di Caloveto,UmbertoMazza, a denunciare questa vicenda. Una brutta pagina di malasanità che non può rimanere senza che si faccia chiarezza e si individuino i responsabili.
È vero che la sanitàcalabresesi trovain uno stato di forte pressione dovuta alla massiccia ondata di contagi com’è testimoniato dal fatto che in questo ultimo anno l’Asp di Cosenza ha erogato due milioni di prestazioni sanitariein meno. Ma il fatto che è stato reso noto testimonia che qualcuno, per negligenza o per incapacità, non ha svolto correttamente il suo dovere.
L’opinione pubblica deve sapereper quali motivi questa nostracittadina è riuscita ad essere ricoverata fuori regionesolo grazie all’interessamento “umano” di un operatore sanitario e con il ricorso a mezzi propri.
Nella sanità calabrese non c’è più spazio per i silenzi: ora più che mai, è necessario fare chiarezza.
Carlo Guccione
Consigliere regionale PD