Dell’aeroporto di Scalea finora è importato poco a chiunque, ambientalisti a parte, che l’hanno sempre contestato. Se ne stava lì, a cento metri dal fiume Lao e ancora meno dalla carreggiata della Ss18, nascosto dall’erba alta e le recinzioni, a servire la bellezza di oltre 4mila voli l’anno, turistici e militari (dati antecedenti alla pandemia). Ora che l’aviosuperficie rischia di chiudere definitivamente, ci si è resi conto della sua importanza per il territorio. Il piccolo aeroporto offre una pista di atterraggio lunga un paio di chilometri ed è di proprietà del Comune.

In quattordici anni, grazie alla gestione di un socio privato, ha ospitato l’arrivo delle più alte cariche istituzionali, di vip o turisti in visita alla Riviera dei Cedri, ma anche tanti velivoli in emergenza e tante, tante esercitazioni di volo. Da qualche giorno, la città di Torre Talao è divisa in due, tra chi contesta la decisione del sindaco Perrotta di segnalare la mancata concessione dell’area, che ha estromesso dalla gestione l’ingegnere ed esperto di aviazione Alberto Ortolani, e chi pensa che abbia agito troppo di fretta. Ma questa storia non ha una sola lettura e per capire come si è arrivati ad oggi bisogna ripercorrerla nel dettaglio.

La pec del sindaco Perrotta

Il 3 marzo scorso, il Comune di Scalea segnala all’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) la mancata proroga di concessione dell’ente gestore; l’ultima risale addirittura al 2008. L’Enac conferma, sottolineando che il signor Alberto Ortolani, amministratore della società “Aviogestioni“, dunque, non ha più titolo a gestire l’aviosuperficie. Pertanto, d’ora in poi l’infrastruttura può essere utilizzata esclusivamente in modo occasionale.

A conti fatti, questa decisione lede principalmente il settore turistico, i voli militari sono salvi. Per di più, la decadenza è stata segnalata in assenza di un bando pubblico che garantisca in tempi brevi il subentro di un nuovo gestore. Ma perché il Comune segnala tale situazione all’Enac senza alcun preavviso? Chi si prenderà la responsabilità di un eventuale problema dovuto alla mancata gestione dell’area? Ma, soprattutto, come è possibile che un aeroporto abbia operato in assenza di regolare concessione, in esercizio provvisorio, per ben quattordici anni?

Una storia intricata

LaC News24 ha provato a sbrogliare la matassa, ripercorrendo tutta la vicenda. Il 20 gennaio 2006 è la data di certificazione finale di ultimazione dei lavori. Due mesi più tardi il Comune di Scalea delibera l’attivazione dell’aviosuperficie, ponendola in esercizio provvisorio in attesa della successiva costituzione di una società mista (pubblico-privata) per la gestione definitiva e trenta giorni dopo si registra la stipula della concessione transitoria con la società Idroscalo Turistico, di cui l’ingegnere Alberto Ortolani è amministratore delegato. Nel 2008 il Comune di Scalea stipula la convenzione con una società (che cambierà ragione sociale in Air Policastro) per la costruzione dell’impianto carburante e la posa in opera della struttura dell’hangar, il ricovero dei velivoli.

Due mesi dopo il Comune comunica alla società Idroscalo Turistico di non voler rinnovare la concessione annuale, senza motivare la decisione. Cambierà idea solo quando l’Enac invierà un rapporto dettagliato in cui considera positiva la gestione dell’area, autorizzando anche il trasporto pubblico. Il 31 luglio dello stesso anno una delibera di giunta proroga la concessione, che sarà l’ultima. Segue una nuova convenzione che ha validità fino al 31 dicembre.

I mancati rinnovi

Tra il novembre 2008 e il febbraio 2009, la società che fa capo a Ortolani chiede il rinnovo della concessione per tre volte, ma invano. Però nel 2010, pur non essendoci la concessione, il Comune autorizza le operazioni con aerei anfibi. Nel luglio 2011 la società esorta il rinnovo della concessione per la quarta volta, manifestando anche la necessità di trasformare l’aviosuperficie in aeroporto minore e, a tal proposito, nel 2013 invia una dettagliata istanza.

L’arrivo di Barbieri

Ma da via Plinio Il Vecchio tutto tace. Anche perché il 2013 è l’anno in cui il Comune di Scalea viene scosso dal terremoto giudiziario scaturito dall’operazione “Plinius” che lo spedirà dritto sotto commissariamento. Non accade nulla, almeno fino al febbraio 2014, data in cui l’imprenditore Ottavio Giorgio Barbieri si aggiudica «la concessione per la progettazione, costruzione e gestione delle opere inerenti ai lavori pubblici finalizzati alla riqualificazione delle aree prospicienti l’aviosuperficie di Scalea» con la società “Barbieri Costruzioni S.r.l.”, in qualità di unica offerente al bando. 

A maggio, “Aeroporto di Scalea Srl“, società satellite di Barbieri, riceve in consegna la totalità dell’area e dà inizio ai lavori previsti. Ma Ortolani, che continua a rimanere lì ed ha le responsabilità delle operazioni aeronautiche, scorge alcune controversie e, su suo suggerimento, l’Enac sospende temporaneamente tutte le attività di trasporto passeggeri ed aeroscolastiche per motivi di sicurezza. Intanto, in quell’area accadono cose strane. Barbieri finisce prima tra gli indagati dell’operazione “Frontiera” (2016), e poi di “Lande Desolate” (2018).

I processi che ne scaturiscono escluderanno categoricamente una paventata collusione con il clan ‘ndranghetistico dei Muto di Cetraro, restituendo un quadro se possibile ancora più agghiacciante: Barbieri era vittima della cosca e non complice, avendo subito estorsioni, intimidazioni e pressioni psicologiche. Ma le indagini, inevitabilmente, rallentano i lavori dell’aviosuperficie. Così, Ortolani torna a chiedere la concessione con le sue società e a denunciare situazioni di pericolo, unitamente alla necessità di ultimare i lavori di ristrutturazione.

La decisione all’improvviso

Dopo la bufera giudiziaria, e senza un nuovo bando, è sempre Ortolani a gestire l’aviosuperficie, il quale torna a sollecitare la concessione nel 2019 e nel 2020, ma sempre a vuoto. Il nuovo sindaco, Giacomo Perrotta, lo incontra il 9 febbraio 2021, anche per acquisire l’elenco dettagliato di tutte le società che operano in aeroporto. Da quel momento i rapporti tra l’ente comunale e Ortolani, stando a fonti accreditate, si interrompono. Senza alcun preavviso, il 3 marzo 2023 Perrotta segnala all’Enac la mancata concessione, decretando l’uscita di scena di Ortolani.

La decisione, a quanto pare, avviene senza il consulto preventivo con la vicesindaca di Scalea, Annalisa Alfano, né con gli altri sindaci del territorio. Il giovane sindaco ha agito certamente in buona fede. Ma perché non parlarne prima con Ortolani o con le altre parti coinvolte? E perché continua a non rispondere alle pec inviate dai gestori? Queste ed altre domande potrebbero trovare risposta in tribunale, poiché proprio Ortolani ha fatto sapere pubblicamente di aver dato mandato ai propri legali di tutelare le società rappresentate, minuziosamente elencate dal primo cittadino in un comunicato pubblico.

Cosa accadrà adesso

Cambiano molte cose, a cominciare da una riduzione del lavoro che ha già portato a una drastica riduzione del personale. C’è poi un progetto che, forse, non vedrà mai la luce. E’ quello che avrebbe consentito ai turisti atterrati sull’aviosuperficie di raggiungere in navetta l’aeroporto di Napoli e Catania, e potremmo non rivedere più personaggi del calibro di Sophia Loren o Laura Pausini raggiungere la Riviera dei Cedri in elicottero. Resta poi l’incognita del bando e la preoccupazione su come la politica e il potere deviato possano approfittare di questa situazione, che si è trasformata ben presto, nonostante le buone intenzioni, nell’ennesimo torto ai cittadini.