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Era accusata di aver falsificato la carta di circolazione del veicolo sottoposto a revisione, apponendo un timbro della motorizzazione civile, previa effettuazione dei dovuti accertamenti meccanici, ma in realtà la vittima dell’imbroglio era proprio l’imputata, una donna di 36 anni, originaria di Acri, assolta ieri dal tribunale di Cosenza in composizione monocratica, dal giudice Urania Granata. Questa dunque la tesi accusatoria della procura di Cosenza che, invece, nel corso dell’istruttoria dibattimentale non è riuscita a dimostrare la colpevolezza dell’imputata.
Accusata di aver falsificato la revisione dell’auto, ora è caccia ai presunti colpevoli
Gli avvocati difensori, Raffaele Rigoli e Angelo Altomari grazie ai testi portati nel processo hanno dimostrato che la donna era la vittima e non la persona che realmente aveva falsificato la carta di circolazione. E’ vero che lei era presidente della società a cui erano intestati i mezzi, ma la donna demandava ad altri gli aspetti organizzativi, quale proprio la revisione degli stessi. Dunque, l’imputata ha subito un danno da questa situazione. Così il tribunale di Cosenza l’ha assolta per non aver commesso il fatto, inviando gli atti in procura per le persone che avrebbero commesso il reato contestato inizialmente alla 36enne.