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Sai perché sono contento che mio figlio abbia scelto il classico? È lo stesso motivo per cui a me piace il ciclismo. Lunedì mattina, esterno giorno, centro di Firenze, primo giorno di liceo. Porto mia figlia in scooter e mi fermo a parlare con il papà (babbo è taboo nel nostro lessico familiare) di un suo nuovo compagno. E quest’uomo mi conquista subito con la parabola di cui sopra. Alla fine io credo che la società ci abbia propinato una gran puttanata con la storia dell’eccellenza: o sei il numero uno, o sei un fallito. La verità è che le cose che facciamo ci devono far stare bene. Io, quando vado in bici in giro per il Chianti, sto bene. E il classico, secondo me, è uno dei pochi indirizzi che ti danno gli strumenti per capire quali cose ti fanno stare bene.
La vera perfezione deve essere imperfetta cantavano gli Oasis. Non è il pannicello caldo dei losers, credetemi. Domenica, per esempio, sono state proprio le imperfezioni a permettere al Cosenza di battere la Sampdoria (che invece, per ora, è zeppa di equivoci, primedonne e incompiute) (auguri, Gennaro). Il terzo risultato utile consecutivo, ottavo punto sul campo, ci aiuta anche a capire quali siano pregi e difetti dei Lupi. E quindi a tentare, con buona approssimazione, di decrittare il futuro.
La prima cosa è che il Cosenza è un gruppo. Nel bene, quando cioè la squadra riesce a interpretare bene le varie fasi di gara. E anche nel male, come contro la Samp in alcuni momenti del secondo tempo. Un gruppo che sa sopperire ai limiti e valorizzare i talenti individuali. Scrivevo pochi giorni fa di un Florenzi poco convincente nella coppia di centrocampo: contro i blucerchiati, Alvini ha aumentato la sua frequenza sulla trequarti. E questo percorso sta restituendo fiducia a un ragazzo che, nell’ultimo anno e mezzo, l’aveva persa. Detto che Kouan, finora, è stato forse il miglior innesto della campagna acquisti, c’è un Kourfalidis che deve invece ancora settarsi sui canoni dell’Ingegnere. In attacco Fumagalli sta sfruttando la chance che il Como non era riuscito a dargli fino in fondo. Sankoh ne avrà bisogno di altre e c’è bisogno di attenderlo.
Solo all’interno di un gruppo, e con calciatori malleabili, si riesce in un’operazione come quella di convincere un talento come Ciervo a giocare (quasi) a tutta fascia. Che, intendiamoci, qualche problema in copertura lo comporta, ma sempre meno di quel che riesce ad aggiungere in fase offensiva. Sulla corsia opposta, chapeau a capitan D’Orazio, capace di dare lustro vero alla fascia che porta al braccio. Al momento resta la difesa il reparto che necessita di maggiore lavoro: né la rete di Ioannou, né quella poi annullata a Coda erano inevitabili. Ma la guida di Camporese può dare buoni frutti.
Quando in un gruppo superi i limiti individuali, la varietà di frecce al tuo arco aumenta. In una squadra “scollata”, ognuno va per sé e si avanza a folate. Due reti rossoblù su sei sono arrivate invece, per ora, dalla panchina (Rizzo Pinna a Mantova, Strizzolo domenica). Calciatori diversi per ruolo ed esperienza che, invece, in momenti decisivi della gara sono riusciti a trovare la stessa chiave: quella giusta. Anche questo non è un caso. E non è così facile. I Red Hot, per dire, con Dave Navarro al posto di Frusciante erano davvero un’altra faccenda (a parte qualche raro episodio).
In queste ultime stagioni, abbiamo visto passare tecnici molto diversi tra loro. Lo stile di Alvini contiene in realtà le stimmate del “liceo classico” di cui sopra. Bisoli, per dire, teleguidava i calciatori in campo a forza di urla. Alvini li richiama all’utilizzo degli strumenti che gli ha fornito. Ma il fatto che l’Ingegnere abbia trovato una certa quadra in queste prime giornate non deve illudere nessuno. La strada è lunga, lunghissima. E io, sulla scorta delle motivazioni che hanno portato al -4, mi dico molto pessimista sulla possibilità di uno sconto. Quindi, questa penalizzazione ce la porteremo purtroppo sul groppone fino alla fine.
Sta di fatto che la serie B, al momento, vede un bel Pisa comandare la classifica e un Brescia spietato tallonarlo insieme a Spezia e Sudtirol. Lombardi e liguri potrebbero continuare a veleggiare in quelle posizioni, Cremonese e Sassuolo (nostro prossimo avversario) mi paiono destinate assieme a Palermo e Cesena a stargli piuttosto vicine. A voler azzardare un pronostico (cosa di cui mi pentirò, perché di solito aspetto novembre), si potrebbe immaginare a breve una seconda metà della classifica molto variegata. Con neopromosse come Carrarese e Mantova (forse anche la Juve Stabia) accanto a realtà più blasonate che, a restare invischiati nelle retrovie, rischiano di non tirarsene fuori facilmente. Penso alla Samp, ma pure a Frosinone e al Modena.
In una lotta salvezza come questa, molto più variegata degli scorsi anni (e, aggiungo, con tanti, forse troppi interessi in gioco), il Cosenza riuscirà a conservare la serie B solo rimanendo fedele agli strumenti che Alvini gli sta fornendo. Contro Palermo e Samp hanno funzionato, ma (vuoi per giornate storte, vuoi perché nello sport esistono gli avversari) non sempre sarà così.
L’ossessione per l’eccellenza a Cosenza, tra Crati e Busento, ha spesso portato a interpretare due o tre risultati utili come le stimmate della corsa promozione. Svuotando poi lo stadio dopo l’inevitabile tonfo.
Alvini fa bene a chiedere il Marulla pieno, ma sa bene che una grande prestazione col Sassuolo non cambierà gli obiettivi del campionato. Per “dolo” o per “colpa”, come si dice nella giudiziaria, questo Cosenza (al netto dell’assurda politica dei prezzi dei biglietti) ha però la possibilità di diventare un progetto. E, mentre lo si costruisce, di essere una rivelazione o una “mina vagante”. Crollerà come d’argilla, invece, se trasformeremo l’entusiasmo (giusto) per una squadra che affronta tutti gli avversari a viso aperto nella pretesa che riesca a battere chiunque.
Come proiettare sui figli i desideri dei genitori può essere letale, così trasferire nelle loro mani i nostri strumenti obbliga ad accettare esiti diversi. Faber est suae quisque fortunae, dicevano i latini. I classici, in fondo, erano gente saggia.