Si è svolto nei giorni scorsi un nuovo laboratorio dell’Associazione Noi Futuro a cura di Gisa Guidoccio. Il tema del laboratorio è stata la festa di San Geniale Martire, Santo Patrono di Aiello Calabro. «Crediamo che le tradizioni sono il collante tra le generazioni e farle conoscere ai piccoli li farà crescere ben radicati alle proprie origini». Con orgoglio il direttivo dell’associazione dimostra la contentezza di vedere i bambini all’opera per creare i decori che verranno poi affissi sui tradizionali “Palloni” in corso di preparazione a cura della Pro Loco e che verranno fatti volare il 7 Maggio in occasione dei festeggiamenti in onore del Santo Patrono.

Il laboratorio è iniziato con la narrazione ai bimbi della storia del Santo e, subito dopo, si sono messi all’opera per realizzare i decori e i pensieri che verranno applicati ai palloni. L’augurio è che San Geniale possa vegliare sempre sui nostri bimbi e su tutti i bambini, unica ricchezza dell’umanità! La storia umana c’insegna che mai altro essere vivente ha usato violenza contro un proprio simile tanto quanto l’uomo per supremazia, in nome di ideali politici e religiosi, superstizioni e dicerie o semplicemente per superbia. Ingiustizia delle umane ostentazioni di superiorità e trionfo dell’ignoranza. Dichiara Gisa l’animatrice del laboratorio.

Essere Cristiani, dichiarare di essere seguaci di Cristo, in passato, non era facile. Bisognava fare i conti con le persecuzioni, con le accuse, col, disprezzo, con le pubbliche ingiurie che spesso sortivano nella perdita della vita. E ciò che accadde anche al nostro amato Santo Patrono. Correva il tempo in cui condannare un giovane a morte perché cristiano era uno spettacolo per un popolo avido di violenza e che applaudiva con piacere alla vista del sangue. San Geniale fu tra questi semplicemente perché testimone del Vangelo. Giovane adolescente fu martirizzato e i suoi resti furono seppelliti nelle catacombe di S. Lorenzo a Roma, le sue ossa ed un’ampollina del suo sangue furono estratte, assieme ai resti di altri martiri, il 4 maggio del 1656, per ordine del Papa Alessandro VII e consegnate al Cardinale Alderano Cybo, pronipote di Alberico Cybo che fu il primo marchese di Aiello.

Al tempo la Riforma Protestante minacciava tutto il mondo cattolico pertanto l’operazione di recupero dei resti dei primi Martiri della chiesa serviva anche per rinsaldare la fede. Era consuetudine per le città più o meno popolose richiedere le reliquie di un Martire che garantisse l’incolumità totale della gente spesso coinvolta in forti carestie, terribili terremoti e altre calamità come le malattie infettive. Il Martirologio non fa cenno del nostro Patrono però, secondo il Solimena, si hanno ragioni di credere che il nome di Geniale gli sia realmente appartenuto e non gli sia venuto dalla Chiesa. Questa affermazione è strettamente legata all’Istromento che accompagnava le Sacre reliquie nella quale dicitura era espressamente citato Corpus S. Genialis Martiri cum vitro sanguine tinto et lapide marmorea .

Ebbene il nostro Santo non fu seppellito anonimamente come avvenne purtroppo per tanti altri martiri, Egli ebbe una lapide con su scritto il suo nome ed una separata sepoltura, quasi ad additarlo con maggior cura e pietà ai venturi. Ma torniamo alla narrazione della venuta di San Geniale ad Aiello Calabro, una volta estratti i resti dalle catacombe di San Lorenzo essi furono mandati a Napoli e per via mare giunsero ad Amantea. E già da subito avvennero i primi miracoli. Riportiamo la citazione dal manoscritto del Maruca fedelmente trascritta dal Solimena: Posso affermare per tradizione di una mia prozia vissuta in età anni 96, che, volendo gli abitanti di Amantea ritenere la cassa con le Reliquie, si rese così pesante da non potersi affatto sollevare. Invece, giunto colà il popolo di Aiello, la cassa fu presa e portata da una sola donna a nome Tarquinia Ferrise, la quale subito restò libera dal demonio dal quale era ossessa. Giunti ad Aiello l’urna fu riposta in una cassa di piombo e questa in un’altra di legno e portata nella chiesa del Monastero di Santa Chiara. Era il 26 luglio 1667.

Circa un anno dopo, il 6 maggio del 1668, il Vicario Generale di Tropea, controllati i sigilli e l’integrità dell’urna, nell’esultanza dei fedeli espose le Sante reliquie al pubblico e successivamente, con processione solenne, furono trasportate al convento dei Minori Osservanti nella cappella gentilizia della famiglia Cybo. Qui fu chiusa con tre chiavi diverse consegnate nelle mani del guardiano del convento, del Vicario foraneo e al sindaco. Dice il Solimena: Da quel giorno la fiducia degli Aiellesi verso il Santo miracoloso giammai è venuta meno; perché il Martire conquistò e vinse il cuore dei padri nostri, come conquista e vince sempre più il nostro cuore, e conquisterà e vincerà quello dei nostri nipoti. La fama del nostro Santo si diffuse ovunque tanto che i continui pellegrinaggi vedevano devoti provenire da ogni parte della Calabria e le Grazie elargite erano numerose e generose. Si ricorreva alla sua intercessione per malattie, epidemie, calamità naturali come le forti piogge o la siccità, la nebbia, i terremoti; ma anche per curare i malesseri dello spirito e della fede.

Per ogni problema si faceva penitenza e si portavano le reliquie del Santo Patrono in processione per il paese. Fino al 1808 la statua e le reliquie rimasero, nel convento di S. Maria delle Grazie ma, per volere del popolo, in quello stesso anno al termine della processione solenne fu collocata nella chiesa Matrice dove ancora oggi è situata. L’invito di San Geniale a tutti noi è quello di rivolgerei a Lui con fiducia e speranza. Affidiamogli le nostre preghiere affinché ci aiuti a essere veri testimoni dell’Amore tra fratelli.” Con piacere ricordiamo un Canto popolare “San Geniale nostru gran Santu te volimu ppe protetture,Tu si Santu e nui pregamu, te donamu lu nostru core. Avverrai perciò a difendere le peste e il terremoto, La fame di questo popolo reverendissimo devoto” (fu Antonia Pagnotta) e una preghiera popolare “San Geniale mio benignu Ptotetture de stu Regnu Prega tu ca nde si degnu Terremuti non addurre (Matilde Mollame). L’associazione vi da appuntamento ai prossimi laboratori e pomeriggi insieme!