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Il paradiso della musica ha un ospite in più: si è spento ieri nella sua casa del New Jersey il jazzista McCoy Tyner, aveva 81 anni. Pochissimi possono dire di aver cambiato la storia di uno strumento musicale e Tyner è uno dei soci di questo esclusivissimo club. Il suo stile ha influenzato, a partire dagli anni ’60 fino ad oggi, quello di innumerevoli pianisti, contributo che gli è valso l’inserimento nella Nea jazz masters fellowship. Si tratta della più alta onorificenza che il governo americano possa assegnare in questo campo a un artista.
La casa di Tyner e quella dei fratelli Powell
Mancino, nato a Philadelphia l’11 dicembre del 1938, era l’ultimo componente ancora in vita del fenomenale quartetto di John Coltrane, formazione in cui entrò a soli 21 anni per poi lasciarla nel 1965. Tyner iniziò a prendere lezioni di piano quando ne aveva 13, nella sua casa a pochi metri da quella di altri due, sfortunatissimi, grandi del jazz che saranno (specie il secondo) sua fonte d’ispirazione: Richie e Bud Powell.
Il primo, pianista di una band che poteva contare anche su Max Roach e Clifford Brown, si schiantò in auto con sua moglie e lo stesso Brown a soli 25 anni nel 1956. Suo fratello maggiore Bud, invece, è considerato un autentico genio e una delle figure chiave per lo sviluppo del bebop. Nel 1945 rimase vittima di un pestaggio razziale da parte di poliziotti al termine di un concerto e riportò danni cerebrali permanenti. In seguito alternò ricoveri ed elettroshock ai concerti, fino a spegnersi per sempre prima di compiere 42 anni, nel 1966.
L’incontro con John Coltrane: The Quartet

Nel 1955 Tyner incontra in un club John Coltrane, cresciuto anche lui a Philadelphia e tornato in città dopo i tour col quintetto di Miles Davis. Tra i due nasce un’amicizia ed emerge l’affinità musicale. Coltrane, poco più anziano, è ormai una star, progetta di mettersi in proprio e fondare una formazione che porti il suo nome. Promette al suo nuovo amico, che nel frattempo si è convertito all’Islam, che quando arriverà quel giorno il posto di pianista sarà suo. Tra il 1960 e il 1965 i due, insieme al contrabassista Jimmy Garrison (dal 1962) e al batterista Elvin Jones, formeranno un quartetto entrato nella storia del jazz grazie ad album come My favorite things, Impressions, A love supreme.
Lo stile percussivo di Tyner, i suoi intervalli ritmici – «Quello che non suoni a volte è importante quanto quello che suoni», spiegherà in un’intervista – si sposano alla perfezione con le esplorazioni musicali di Coltrane. Dirà di lui nel 1961 il celebre sassofonista: «Il mio pianista domina le armonie e io posso dimenticarmi di loro. È come se mi desse le ali permettendomi di decollare di tanto in tanto».
Tyner: «Vita e musica sono la stessa cosa»

Il sodalizio si interrompe quando nel ’65 Coltrane inizia a volere più strumentisti al suo fianco, alla ricerca di nuove sonorità. Tyner lascia il gruppo lamentandosi della scelta, che a suo avviso avrebbe penalizzato il pianoforte. Dopo le iniziali difficoltà seguite all’addio, McCoy Tyner riprende il suo posto tra i giganti del jazz mondiale a suon di tour e incidendo per Blue Note, Milestones e Impulse numerosi album. Tante anche le collaborazioni tra gli anni ’70 e il nuovo millennio, al fianco di Ron Carter, Stanley Clarke, Art Davis, Tony Williams e molti altri.
Ieri l’addio al mondo e alle note. «Per me – aveva dichiarato – la vita e la musica sono la stessa cosa. Più imparo su di me, la mia crescita e le tante cose della vita, più ne scopro sulla musica. Suono ciò che vivo. E come non posso prevedere quali esperienze farò, mi è impossibile sapere in che direzione andrà la mia musica».