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Il comitato per la difesa del fiume Noce interviene a gamba tesa sulla vicenda dell’impianto di smaltimento dei rifiuti pericolosi e non di San Sago (frazione montana di Tortora al confine con la Basilicata) e rivolge un accorato appello al presidente della Regione, chiedendo di uscire dalla situazione di stallo. A Roberto Occhiuto gli attivisti chiedono di impugnare la sentenza emessa dal Tar Calabria innanzi al massimo tribunale amministrativo italiano, il Consiglio di Stato. Di recente, il Tar ha sancito che ad occuparsi dell’eventuale rilascio delle autorizzazioni, che potrebbero portare alla riapertura dell’impianto dopo anni di stop, dovrà essere un commissario straordinario, anziché la Regione Calabria, com’era stato stabilito in principio proprio dal medesimo tribunale. Si tratta di una decisione che gli ambientalisti definiscono inaccettabile.
Il comunicato degli ambientalisti
«Dopo un mese e mezzo dalla seduta conclusiva della Conferenza dei Servizi del 31 maggio scorso, anziché ricevere il provvedimento decisorio di parere definitivo sul riesame con valenza di rinnovo dell’AIA, che, se negativo, come noi riteniamo debba essere, avrebbe posto un secco blocco alla ripresa delle attività del depuratore di San Sago, ci siamo ritrovati con una sentenza del TAR per la Calabria che, su ricorso della Co.Gi.Fe. Ambiente s.r.l., dispone la nomina di un Commissario ad acta e lo individua nel Capo del Dipartimento Sviluppo Sostenibile del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – scrivono gli attivisti del comitato -. Viene riconosciuta l’inerzia della Regione Calabria nel non essersi pronunciata in merito al citato rinnovo AIA entro il termine perentorio del 9 aprile 2023, stabilito con un precedente e medesimo atto dello stesso TAR del 9 dicembre 2022. Si decreta, dunque, con sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale, l’inerzia della Regione Calabria e le viene sottratta la competenza ad esprimersi su un atto di valenza vitale per un Territorio, “Tutto”, che non vuole la riapertura di quell’impianto in quel sito, e lo ha ribadito con estrema forza in più di una forma, non ultima la manifestazione del 18 marzo durante la quale sono scese in piazza oltre mille persone».
Il sospetto degli ambientalisti
«Per inerzia della Regione, la “palla” passa, così, al più lontano, non solo in termini di spazio, Ministero dell’Ambiente di Roma. Solo inerzia o scelta consapevole? A noi viene legittimo il sospetto che la Regione Calabria sia andata deliberatamente oltre i termini disposti dal TAR per, come Pilato, lavarsene le mani e passare ad un soggetto altro e distante il compito di assumere una decisione tutta formale e per niente politica come, invece, noi chiediamo da tempo. Perché è, e deve essere, “Politico” stabilire se c’è compatibilità tra la riapertura di un impianto del genere in quel sito e le ripercussioni che potrebbero esserci sui sistemi ambientali e sulle economie di sviluppo turistico di una costa di Tre Regioni. Perché è, e deve essere, “Politico” stabilire se è prudente applicare il principio di cautela ad una situazione idrogeologica che, a causa degli effetti degli eventi climatici estremi in corso, presenta tutti gli elementi di rischio riconducibili a sempre più probabili esondazioni del Noce e/o del Pizinno».
L’appello ad Occhiuto
«Per allontanare ogni dubbio e ogni possibile retro pensiero non legittimo – scrivono ancora i componenti del comitato a difesa del fiume Noce -, ci permettiamo di suggerire al Presidente Occhiuto di impugnare la sentenza e ricorrere contro di essa al Consiglio di Stato anche, e soprattutto, per perorare le scelte effettuate dal suo Dipartimento, confutare la poco rispettosa accusa di inerzia e riappropriarsi del dovere di dare risposte alle istanze di un Territorio che unanimemente, con i suoi Sindaci, le sue Associazioni, le sue componenti economiche chiede e richiede di non riaprire quell’impianto. Noi, come Comitato, continueremo a farlo con le nostre azioni di contrasto, sempre più convinti che ci stiamo battendo per una causa più che giusta».
Ancora un sit-in di protesta
«Anche noi cambieremo gli interlocutori della nostra lotta: essendo mutato il soggetto decisore, chiameremo singolarmente i Parlamentari locali ad entrare in gioco, a rappresentare al Ministro le Ragioni di Politica Ambientale ed Economica, nonché di contenimento di concreti conflitti sociali che impongono una riflessione a tutto campo sulla malaugurata possibilità di riapertura del depuratore di San Sago. Intanto, oltre al ricorso che il Comune di Tortora inoltrerà in tempi rapidi, a chi di competenza, noi torneremo, sempre senza mollare di un millimetro, in Piazza con sit-in tra la gente e con una festa/protesta – “Profesta” – contro la riapertura di quell’impianto in quel sito.“Profestiamo” con forza, facciamo sentire alta la nostra voce, l’eco dovrà essere ascoltato ancora più lontano! Rivendichiamo il diritto di proteggere e valorizzare il nostro Ambiente e la nostra Salute, come abbiamo sempre fatto. Quando un Territorio prende coscienza va ascoltato».